Friuli: morto Manlio Cescutti, fu il presidente del Coni e guidò Udine 90 per i mondiali

manlio cescutti
di Maurizio Cescon

Grave lutto per lo sport friulano. Si è spento venerdì sera all'ospedale di Udine il cavaliere di gran croce professor Manlio Cescutti, atleta e dirigente di primo livello, storico presidente provinciale del Coni, per il quale ha segnato un'epoca. Aveva 83 anni e da tempo era sofferente. Lascia nel dolore la moglie Bruna Gianesini, i figli Massimo, avvocato, ed Erica, titolare del negozio di famiglia "Olimpionico", oltre a quattro nipoti e il fratello Nino. Manlio Cescutti era nato ad Arta Terme il 19 novembre del 1927 e con la famiglia si era trasferito a Udine nel 1939. Si era diplomato all'istituto Locatelli (l'attuale Malignani), dove per decenni, con in tasca l'abilitazione dell'Isef, aveva poi insegnato educazione fisica. Da giovanissimo, a 17 anni, si arruolò volontario con la Decima Mas, ma finita la guerra non fece politica attiva «anche se mio fratello – dice oggi Nino Cescutti – non tradì mai l'ideologia in cui credeva». La sua carriera di atleta è stata brillante, eccelleva nella velocità pura  100 e 200 metri piani e la staffetta 4×100. Nel 1947 vinse il titolo italiano universitario nei 100 metri in 10 secondi e 70 centesimi, un "tempone" per l'epoca. Tesserato dalla società "Giovinezza" di Trieste, della quale facevano parte Ottavio Missoni (il noto stilista che qualche mese fa ha festeggiato i 90 anni, ndr), e gli indimenticati campioni Giorgio Oberweger e Ovidio Bernes, gareggiò e si impose nelle sue discipline preferite. Praticò anche molti sport di squadra, tra i quali rugby, basket e pallavolo. Ma il meglio Manlio Cescutti lo diede come dirigente. Appesi gli scarpini al chiodo, si tuffò, anima e cuore, nella carriera dirigenziale. Fu presidente provinciale della Fip (Federazione italiana pallacanestro) e direttore sportivo della Snaidero proprio nella stagione 1967-'68, quella della storica e indimenticata prima promozione in serie A. Parallela alla sua ascesa nel mondo dello sport friulano, continuava la carriera di docente al Malignani, e nel 1957 trovò l'energia e il tempo di aprire un negozio, l'Olimpionico, in via San Francesco (adesso la sede è in via Savorgnana), che divenne ben presto meta irrinunciabile per gli appassionati di qualsiasi disciplina e che vide pure, negli anni Ottanta, un'esibizione dei famosissimi Harlem Globetrotters. Il culmine della parabola di Cescutti coincise con il 1981, quando assunse le redini del Coni provinciale, del quale restò al vertice fino al 2001, e ancora oggi era presidente onorario. Curò l'organizzazione locale di Italia '90, i mondiali di calcio che toccarono Udine e fu promotore di grandi eventi, tra i quali, nel 1989, la partita Brasile-Resto del Mondo in uno stadio Friuli gremito. Ebbe l'onore di incontrare, sempre a Udine, pure l'allora presidente della Fifa, il brasiliano Joao Havelange. Nel 2001, dopo 20 anni, passò il testimone del Coni a Enzo De Antoni e ancora all'attuale presidente Silvano Parpinel. I funerali di Manlio Cescutti saranno celebrati domani pomeriggio alle 15.30 in duomo. Oggi alle 16 la benedizione della salma nella cappella dell'ospedale.


2 Risposte a “Friuli: morto Manlio Cescutti, fu il presidente del Coni e guidò Udine 90 per i mondiali”

  1. ad uno ad uno, così come siamo venuti, ce ne andiamo tutti……
    Manlio era nato ad Arta e più precisamente ad Avosacco, ci cui era rimasto amico fedele e generoso.
    Lo saluto e lo ricordo con affetto

  2. aggiornamento del 12/04/2011

    Coraggio, lealtà, coerenza e dignità. Sono i valori che hanno ispirato la vita di Manlio Cescutti, storica figura dello sport udinese, morto sabato a 83 anni. E ieri il duomo così come la piazza antistante erano gremiti per l'ultimo saluto al professore, che fu a lungo presidentissimo del Coni, fondatore del basket udinese, ma soprattutto padre e nonno affettuoso, come ha ricordato il figlio Massimo al termine del rito funebre officiato da monsignor Luciano Nobile. «In pochi conoscono la tua passione per i bambini e per i tuoi nipoti in particolare – ha ricordato il figlio maggiore -. Pur di giocare con loro ti rotolavi a terra, forse per recuperare quella fanciullezza persa dei tuoi figli, perché tenuto lontano dal lavoro». Cescutti è stato un uomo tutto d'un pezzo. «A un'analisi superficiale – ha proseguito il primogenito – potevi sembrare un uomo ingenuo: la stretta di mano era un contratto e avresti fatto tutto per difendere un amico, ma se tradito non te ne dimenticavi. "Un uomo vale quanto la sua parola" ripetevi. Venivi rimproverato perché non cambiavi mai idea, ma ribattevi "che soltanto i mediocri la cambiano spesso"». Il professor Cescutti da dieci anni combatteva strenuamente una dura malattia «che però non lo ha mai piegato – ha detto ancora Massimo -. Completamente immobilizzato a letto non rinunciava ogni giorno a farsi leggere il giornale. Il giorno prima di morire, la mamma accarezzandolo gli chiese se stava soffrendo. Lui, scostando la maschera dell'ossigeno e con un filo di voce, rispose: "Quando mi accarezza una donna non sento mai male". Adesso ci mancherà tantissimo il nostro faro, un padre severo, ma giusto. Ciao Manlio, sei stato un signore». Foltissima alle esequie la presenza delle istituzioni, dell'imprenditoria, del commercio, della sanità, naturalmente dello sport, ma su tutti non si può fare a meno di ricordare Boris Kristancic, l'allenatore della Snaidero voluto nel 1968 da Cescutti e che seppe agguantare la promozione in A. Anche il presidente Dino Meneghin, a titolo personale e a nome di tutta la Federazione Italiana Pallacanestro, ha voluto condividere il dolore dicendo – come si legge sul sito della Fip – «di essere vicino al fratello Nino Cescutti, ex azzurro, e a tutta la famiglia.

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