Friuli: Nives Meroi e Romano Benet, la vita ricomincia dall’Himalaya

Nives Meroi e Romano Benet la coppia che ha scalato piu' Ottomila assieme nella storia dell'alpinismo, e' pronta a tornare in Himalaya. Sconfitta la grave malattia del marito, la scalatrice tarvisiana ha annunciato che ad ottobre e' in programma un nuovo viaggio in Nepal. ''Adesso va molto meglio – ha spiegato – e abbiamo ricominciato ad andare in montagna. Nei giorni scorsi siamo saliti sulla cima del Gran Paradiso e Romano e' parso in gran forma. Andremo in Nepal con un gruppo di amici per fare una cima di 6.500 metri e testare le sue reazioni in alta quota, poi potremo pensare di nuovo agli Ottomila''. Romano Benet era stato male durante l'ascensione sul Kangchenjunga nel 2009. Successivi esami avevano rivelato che si trattava di una malattia rara e le cure sono state complesse. Alla fine, dopo un doppio trapianto di midollo, le condizioni sono nettamente migliorate. ''E' come rinato'', spiega Nives Meroi, aggiungendo: ''Per noi e' stata una prova difficile, quello che abbiamo imparato in montagna ci e' servito per superarla''.<br />

Giancarlo Martina dal MV del 12/08/2011

Nives Meroi e il marito Romano Benet la formidabile coppia di alpinisti tarvisiana che vanta il record mondiale d’avere salito più Ottomila (undici dei 14 colossi della terra) ritorna in Himalaya. «Finalmente si ricomincia – afferma Nives Meroi -, ma non abbiamo in programma montagne da Ottomila da scalare. Andiamo semplicemente in Nepal (a fine ottobre, ndr) ad effettuare un trekking con un gruppo di amici per rincontrare i tanti amici nepalesi con in quali abbiamo allacciato negli anni delle nostre trasferte himalaiane un rapporto genuino di stima e di reciproco apprezzamento e se si potrà mireremo a una cima di poco più di 6 mila metri». Dopo due anni impiegati per vincere la vera sfida della vita la coppia ritorna ai luoghi più cari. Insieme Nives e Romano hanno scalato le montagne più impegnative della Terra e insieme hanno sconfitto una grave e rara malattia che ha colpito Romano. «Dopo due anni dentro e fuori dagli ospedali possiamo prenderci una bella vacanza – aggiunge Nives Meroi – e ciò grazie allo splendido lavoro e all’attenzione che ci hanno riservato alla clinica ematologica dell’università di Udine dove sono stati tutti bravi sia dal punto di vista professionale che umano, e, sopratutto grazie anche al donatore del midollo». Ora si ritorna alla normalità, ma che tremendo era stato il maggio del 2009. La coppia si trovava tra il campo 3 e il campo 4 del Kangchenjunga, 8.586 metri di gelo tra Nepal e India e Nives era sul trampolino di lancio per diventare la prima donna ad aver piantato i ramponi sulle cime dei 14 giganti della Terra, Romano le apriva la strada in mezzo a ghiaccio e neve. Ma quel giorno lui era stranamente stanco e non riusciva a salire. Spronò la moglie a proseguire. Ma lei non ebbe alcun dubbio: «niente vetta senza di te, si torna indietro». Una scelta che Erri De Luca definì «la forza della rinuncia per una montagna d’amore». Quindi, il calvario degli esami clinici evidenziarono una rara malattia. «Prima una vana terapia farmacologica – racconta Nives -, poi un doppio trapianto di midollo. E finalmente l’uscita dal tunnel e il ritorno in montagna nientemeno che sul Gran Paradiso». «Romano è stato 71 giorni in isolamento – ricorda Nives -, periodo vissuto con lo stesso approccio mentale di quando rimanevamo bloccati in tenda per la bufera. È una strategia che impari in montagna, essere responsabili e liberi nelle scelte». Gli alpinisti hanno portato la loro esperienza in giro per l’Italia per raccontare "Io sono le montagne che non ho salito". «Parliamo di successi – sottolinea la scalatrice che vive con Romano a Fusine in casa Benet – e fallimenti. È un percorso umano. Ci presentiamo nudi e crudi, raccontando le gioie e le delusioni, come sul Makalu, sull’Annapurna e sul Kangchenjunga». Proprio le tre vette che mancano nello zaino della coppia.