Friuli: plastica, da gennaio i sacchetti vietati anche per gli alimenti

Quello che è iniziato sarà l’ultimo shopping di Natale con le buste in plastica, simbolo di consumo e di benessere ma anche causa di inquinamento e di degrado ambientale». Lo sottolinea la Coldiretti nel ricordare che il primo gennaio 2011 segna un passaggio storico con il divieto di produzione, commercializzazione e utilizzo dei sacchetti in plastica non biodegradabili, utilizzati anche per i prodotti agroalimentari, secondo quanto previsto nella legge finanziaria 2007, la cui scadenza originaria era stata prorogata di un anno
Addio, dunque, alle buste di plastica in due mosse: da Capodanno non potranno più essere prodotti o messi in commercio gli “shopper” non biodegradabili, mentre una norma transitoria – su cui sta lavorando il ministero dello Sviluppo economico e che dovrebbe essere inserita nel Milleproroghe – darà la possibilità ai supermercati e ai negozi di smaltire le scorte.<br />
Il 2011, dunque, dovrebbe essere l’anno buono finalmente per mettere ko i sacchetti di plastica, la cui vita utile è di breve durata a fronte di una vita dannosa quasi eterna. Basti pensare che un sacchetto resta nell’ambiente da un minimo di 15 a un massimo di mille anni. Inquina aria, mari, fiumi e boschi.
Notevoli i danni collaterali: agli animali se malauguratamente il loro destino si incrocia con un sacchetto di plastica o all’agricoltura e, infine, alla pesca. Si è calcolato che ogni italiano, neonati compresi, consumi circa 300 sacchetti di plastica l’anno per un totale di 20 miliardi in 365 giorni.
L’iter per mettere al bando il sacchetto di plastica è stato lungo. Comincia nel 2007 con la legge finanziaria. Si prevede un programma sperimentale condiviso tra il ministero dello Sviluppo e quello dell’Ambiente e per l’avvio del quale venne stanziato un milione di euro sul Fondo unico investimenti per la difesa del suolo e la tutela ambientale. La data fissata per la loro eliminazione viene fissata dal primo gennaio 2010. Ma poi prorogata di un anno.
Da sempre sono critici i produttori delle buste di plastiche. Ancora oggi l’Unionplast, che raggruppa le aziende produttrici del comparto, va all’attacco. La tesi degli industriali è che il divieto non sia nemmeno previsto da una direttiva europea. E poi: «Il sacchetto di plastica non è un problema per l’ambiente – afferma il direttore dell’associazione che aderisce a Confindustria, Enrico Chialchia – perché può essere riutilizzabile. Il divieto, invece, obbliga il consumatore ad acquistare i sacchi neri per la raccolta dei rifiuti per la quale spesso si usa lo stesso sacchetto per l’asporto di merci. C’è poi anche da considerare che il sacchetto di plastica, una volta giunto in discarica, spesso viene separato dal contenuto e recuperato o in energia o riciclato».
Ribatte Legambiente: le aziende sono state avvertire da tempo che il divieto sarebbe scattato dal 2011. «È fondamentale – sostiene il responsabile scientifico, Stefano Ciafani – che i ministri Romani e Prestigiacomo abbiano detto che la scadenza non sarà prorogata. La norma transitoria servirà a smaltire le scorte». A parlare, invece, di situazione un «pò confusa» è la Federdistribuzione, l’associazione che raggruppa la maggioranza delle imprese della Grande distribuzione organizzata, disponibile a partecipare a tavoli ministeriali «per individuare i principi attuativi che possano rendere concretamente praticabile la norma».