Friuli: precari della scuola, vanno garantite le graduatorie a esaurimento

di Elena Donada

Sono un'insegnante della scuola pubblica italiana. Sono «una portatrice sana di sicuro precariato», quindi. In questi giorni la mia categoria vede perpetrato l'ennesimo scempio che, come spesso accade, avviene nel più totale silenzio e nelle poche informazioni per addetti ai lavori. Sono un'insegnante, una professionista che ha sudato la propria preparazione in anni di studio e di lavoro sul campo e ci tengo alla "mia" scuola. Dico mia perché, a quanto pare, l'Italia si è dimenticata che la scuola è un bene prezioso, di tutti, uno dei pilastri da cui dipende la formazione delle nuove generazioni di italiani. Abbiamo assistito inermi ai tagli che in questi ultimi due anni hanno prodotto carenze nell'offerta formativa, depauperamento dei servizi, condizioni di lavoro spesso ingestibili. Sono una docente che ha aderito al «Movimento docenti No pettine del Friuli Venezia Giulia»  Come gruppo regionale, qualche mese fa, abbiamo chiesto l'adesione a un documento che richiedeva la chiusura delle graduatorie, abbiamo ricevuto 800 adesioni in pochi giorni. Non facciamo partitismo, ma politica, in questo caso politica per la scuola e l'istruzione. Nel nostro gruppo ci sono aderenti a diversi partiti politici e diversi sindacati, anche se rapporti tra i singoli e alcune organizzazioni di appartenenza sono radicalmente mutati proprio alla luce delle recenti vicende. Molti non sanno che nel Nord-Est su 5 docenti di ruolo ce n'è 1 precario, si tratta del tasso di precariato nel mondo della scuola in percentuale più alto di tutta Italia. Questo elemento grava pesantemente sulla continuità didattica. Dal 2007, però, il sistema di reclutamento dei docenti per le supplenze di ogni tipo attraverso le graduatorie a esaurimento (Ge) ha garantito in qualche modo la costruzione di professionalità fortemente legate al territorio di ogni provincia regionale. In sostanza – con le graduatorie ad esaurimento a base provinciale e a scelta definitiva per i candidati docenti – dal 2007 al 2011 si è costruito qualcosa in termini di esperienza e professionalità locali. Pian piano questi docenti attendono l'inserimento in ruolo (centellinato col contagocce) per sapere finalmente quale sarà la loro scuola, la comunità di riferimento, le generazioni di giovani da istruire ed educare mettendo in campo ancor più serietà e professionalità, in modo maggiormente efficace ed efficiente, grazie a stabilità di sede e una serenità economica. Dunque alcune certezze sul medio periodo e sul servizio pubblico di istruzione in regione c'erano. Ora per responsabilità diffuse (governo, partiti, sindacati) tutto ciò sta per saltare. Alcuni precari non si rendono conto della gravità della situazione, sono precari che ragionano con la certezza delle regole risalenti al 2007. Queste sono venute a mancare (nel bel mezzo della partita). Si preannunciano risultati drammatici per la didattica e per l'occupazione del territorio. Sono un'insegnante. Ma sono anche una moglie, una mamma, una giovane donna friulana le cui aspettative di costruire qualcosa di solido e concreto nella propria terra, per la propria terra, sta andando in fumo. È un problema nazionale che va combattuto non solo con una politica contro i tagli, ma anche con scelte di campo relative alla questione pettine. Si sposteranno non meno 40 mila docenti nelle province del centro nord. Come sempre abbiamo fatto, chiediamo urgentemente di intervenire politicamente in primo luogo per stabilizzare un gran numero di precari, prima che il sistema sia sconvolto, e di scrivere nuove e chiare regole di reclutamento nel rispetto delle legittime aspettative. Chiediamo al consiglio regionale e ai partiti politici del territorio un atto di coraggio chiaro relativamente alla chiusura delle Ge provinciali. Attendiamo in particolar modo dalla segreterie non affermazioni confuse e di circostanza. Chiediamo inoltre un intervento legislativo urgente che disciplini, con un Decreto legge urgente, la composizione delle Ge, preservando i diritti acquisiti dagli iscritti, e lo spirito della 296/2006, consentendo l'aggiornamento ma senza trasferimento, in attesa di un nuovo sistema di reclutamento dei docenti, da approvarsi urgentemente per l'anno scolastico 2012-2013. Ricordiamo che senza un nuovo regolamento per il reclutamento, ogni possibile atto legislativo altro non sarebbe che un momentaneo palliativo a fronte di una situazione potenzialmente esplosiva e ingovernabile. Le molte decine di precari della scuola chiedono chiarezza, coerenza e rispetto del loro diritto alla continuità lavorativa. È davvero troppo chiedere, in un Paese civile, di dare a una mamma, a una famiglia, a una professionista una risposta concreta e decisa?