Friuli: se alla Sanità in Fvg manca una mappatura dell’esistente

di Laura Matelda Puppini Tolmezzo

Ho letto il primo dicembre scorso, sul Messaggero Veneto le linee di gestione della sanità proposte dalla Regione Fvg, e gran parte dei proponimenti espressi nel documento mi appaiono validi. Ma tali proponimenti generali si potranno poi attuare? Infatti quello che a mio avviso manca è una mappatura dei servizi esistenti, della loro qualità, dei risultati ottenuti. Non si fa la programmazione sul nulla, ma su piani conoscitivi e di fattibilità, in campo energetico come in quello sanitario. Inoltre non leggo nulla sull’aggiornamento del personale medico e paramedico che tenga conto delle patologie più diffuse, del modo in cui diagnosticarle e curarle, e di aspetti di innovazione, nulla sul tirocinio per le nuove leve, nulla su possibili strumenti di verifica dell’operato del personale sanitario. E ribadisco che non approvo l’azienda unica e che penso che il tempo dei super direttori, tra l’altro di nomina politica, sia finito. A me pare, pure, che esistano due sanità in Fvg: quella molto teorica, che il Governatore ritiene già praticamente esistente, e quella reale, che pare talvolta annaspi e sia in difficoltà in vario modo, e i cui punti di criticità non paiono enucleati. Ma se non si conosce l’esistente, come si può programmare il futuro? Che senso ha, per esempio, bloccare il turnover o il personale al dicembre 2010, nei settori già allora carenti? Pare che in Friuli vi siano pochi urologi. Cosa fa la Regione: lascia la situazione invariata? Inoltre non è possibile, come da mia esperienza, che si debbano prenotare tamponi vaginali e uretrali, che un esame urine possa essere refertato con linguaggio corrente, che un pronto soccorso non riesca a evidenziare, su stessi sintomi, il reiterarsi di un’infezione, che si firmino diagnosi senza esami a supporto o riscontro clinico, che i consultori non siano in grado, talvolta, di funzionare in modo adeguato, che in certi casi si abbia l’impressione che il codice di deontologia professionale, assieme ai diritti del cittadino in sanità, siano teoria, che non si guardi all’esperienza di altri stati per progettare e migliorare. Ripensare la sanità significa conoscerne le virtù ed i difetti, riportarla a una dimensione di servizio al cittadino, snellirla da pastoie politiche e burocratiche, innovarla in vario modo guardando pure all’Europa.