Front Furlan: carta d’identità bilingue, ennesimo diritto negato ai Friulani

Comunicato stampa del Front Furlan

Il 2 Febbraio 2012 sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale i nuovi modelli di carta di identità bilingue da utilizzarsi nelle Province di Autonome di Trento e Bolzano nella Provincia di Aosta e nella Regione Autonoma Friuli – Venezia Giulia ad uso delle popolazioni delle minoranze linguistiche lì residenti.
Come era logico immaginarsi è stato fatto espresso richiamo alle norme di tutela delle maggioranze tedesche del Sudtirol e francofona di Aosta e a quelle delle minoranze ladine di Trento e Bolzano e di lingua slovena della nostra Regione. In definitiva oggi sul territorio statale sono riconosciuti ufficialmente n. 4 modelli di carta di identità bilingue: tedesco, sloveno, francofono e ladino. Quello che invece è totalmente illogico è il fatto che il Ministero dell’ Interno, tra le norme richiamate nel suo decreto citi espressamente la legge 15/12/1999 n. 482, quella che, per intenderci, tutela 12 “minoranze linguistiche storiche” tra le quali è elencata anche quella Friulana.
Come mai se le “minoranze linguistiche storiche” garantite dall’ ordinamento della Repubblica Italiana sono 12 il Ministero ne prende in considerazione solo 4? Probabile che l’art 3 (Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali) e l’ art. 6 (La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche) della Costituzione italiana siano carta straccia? O che lo sia l’ intera carta costituzionale che regge il patto sociale di questo Stato?
Probabile che la L. 482/99 regolarmente votata da un parlamento democraticamente eletto non conti un bel niente? O che non contino niente ne la Camera, ne il Senato e tantomeno il popolo che li ha delegati?
Sicuro è il fatto che il Ministero dell’ Interno, organo esecutivo che nel suo agire dovrebbe essere sottoposto alle Leggi decise dalle Camere, se ne strafrega altamente di considerare uguali tutti e 12 i gruppi linguistici riconosciuti e promulga ed applica decreti a suo piacimento.
Sicuro è il fatto che il Consiglio dei Ministri (indistintamente dal 1948 ad oggi) si limiti a tutelare le sole minoranze (tedesco, sloveno, francofono) a cui si trova obbligato dai trattati internazionali scaturiti dagli equilibri post-bellici.
Altrettanto sicuro è il fatto che nessun rappresentante istituzionale della nostra Regione, ne parlamentare, ne consigliere regionale si sia premurato di reclamare il riconoscimento della parificazione di trattamento per il gruppo linguistico friulano.
Nessuna giustificazione può essere invocata a riguardo.
Problemi tecnici? Superabili, visto che i modelli di carta bilingue sono già stati realizzati.
Problemi economici? Irrilevanti, considerato che le nuove carte entrerebbero a sostituire quelle vecchie al loro esaurimento.
Unica spiegazione l’ apatia di una classe politica totalmente scollata dalla società e dagli interessi che dovrebbe rappresentare.
Peccato che nessuno si renda conto che le ragioni fondanti, come le residue possibilità di sopravvivenza dello Statuto speciale del Friuli-Venezia Giulia sono legate solo alla sopravvivenza ed allo sviluppo delle minoranze linguistiche qui insediate.
Le deleghe legislative, fiscali e finanziarie della Regione stanno in piedi fintanto che queste sono atte a garantire il benessere sociale e materiale di qualcosa che internazionalmente è stato riconosciuto differente dal gruppo linguistico italiano.
Soluzioni? Interesseremo del caso il gruppo parlamentare europeo dell’ European Free Alleance, ma non possiamo aspettarci che siano gli altri a risolvere i nostri problemi.
Dobbiamo essere noi friulani i primi ad affrontare gli ostacoli che si frappongono tra noi ed i nostri diritti, senza piangerci sempre addosso e senza dover ricorrere ad alibi per le nostre incapacità o ad aiuti esterni. Da anni il nostro primo problema si chiama “partiti italiani”, quelli che hanno le mani nelle nostre tasche e la testa a Roma, Milano e Palermo. Finché i centri decisionali non verranno portati e fissati in questa terra saremo sempre servi di qualcuno.
Siamo maturi per liberarci? Finchè non faremo il primo passo non inizieremo mai a camminare.
E’ necessario costruire una casa comune per tutte le comunità, movimenti, associazioni, gruppi che rappresentano le esigenze del territorio friulano.
Front Furlan si sta strutturando, si sta organizzando sul territorio. Fatevi avanti, partecipate alle riunioni, portate le vostre idee, accettate di rappresentare in vostro territorio. Noi crediamo nel Friuli, sta nei friulani saper credere in loro stessi!

 

fonte articolo: http://www.frontefriulano.org/comunicati.asp?ID_COMUNICATO=189