Venzone: se il Duomo è solo un’appendice delle mummie

di LUCIANO SIMONITTO 
Carnia di Venzone

Chi entra in Venzone e vi scopre il Duomo, ci entra più spesso a caso; alcuni, pochi, non ignorandovi la presenza di uno stupendo Palazzo Comunale, più numerosi infine i visitatori del battistero che ospita le mummie, attrattivi per lo più da macabra curiosità. Tra il battistero e il Duomo, corre una distanza di venti metri o meno, ma sostando un poco, nel più favorevole periodo estivo soprattutto, si può notare facilmente e malinconicamente quante persone si lasciano attrarre dall’“orrendo” spettacolo dei cadaveri esposti nelle teche del battistero, mentre non degnano di uno sguardo la vicina fabbrica del Duomo. Per la verità, a essere sinceri, se in generale bisogna “saper leggere l’architettura”, sapere che non si può essere “dei non iniziati” e perciò dei molti…. Or volgono quasi cinquant’anni». Era l’amarezza vissuta ed espressa nella premessa alla tesi di laurea che aveva come oggetto il Duomo di Venzone. Allora ero convinto che il livello culturale dei mass media sarebbe lievitato e la fabbrica del Duomo, scrigno superbo di cultura medioevale avrebbe raggiunto il meritato riconoscimento. Non è andata così. Se cinquant’anni fa ero amareggiato ora sono sconvolto e adirato apprendendo dalla stampa che a Venzone c’è stata una riunione cui hanno partecipato fra gli altri, l’assessore regionale Federica Seganti e il consigliere, pure regionale, Enore Picco ove si è discusso del rilancio del mandamento del Gemonese, rilancio che dovrebbe realizzarsi con «siti che devono essere al contempo peculiari e unici, capaci di convincere il turista che val la pena raggiungere quest’angolo di Friuli per vedere tra l’altro, la casa delle farfalle di Bordano, il museo “Tiere motus” di Venzone, il tesoro del Duomo di Gemona, la riserva naturale del lago di Cornino… Venzone punterà sul museo del terremoto e sulle mummie». Il Duomo di Venzone diventa complementare delle mummie, delle farfalle della zucca, della lavanda? Ai nostri rappresentanti regionali voglio ricordare che Venzone, autentico scrigno d’arti figurative, libro aperto di storia medioevale, che ha avuto l’onore di essere annotata nelle Cronache di Giovanni Villani, fiorentino del XIV secolo, fatta una debita proporzione, sarebbe come se oggi della cittadella murata si parlasse sul New York Times. Venzone, dico, vuole e merita di più. Che sulla “terra di Venzone” aleggiasse respiro europeo lo si può evincere da una infinità di elementi storici, economici e figurativi. A tal proposito basterebbe citare la Cattedrale di Chartres, culla del gotico, (Parigi 1194 – 1225): nel portale di centro si nota il rilievo del timpano con il Cristo Pantocratore fra i simboli degli Evangelisti identico a quello della lunetta del portale settentrionale del Duomo di Venzone. Emeriti rappresentanti della ragione, assessore Seganti e consigliere Picco, non vi sembra che su Venzone e Gemona debba aleggiare un respiro più aulico e più europeo considerando che i due centri storici hanno avuto un pronto sviluppo economico, urbanistico e culturale, filtrando e amalgamando, seppur con ritardo la diffusione del gotico dai paesi transalpini attraverso le valli del Tagliamento, del But, del Canal del Ferro, con quella tradizionale proveniente dall’occidente salendo dall’Emilia attraverso le esperienze venete? Umilmente, sorretto dall’esperienza professionale e amministrativa mi permetto di suggerirvi la candidatura di Gemona e Venzone a sito mondiale della cultura anche per le componenti storico-politiche del territorio. Infatti se per un verso Gemona e Venzone sono state per secoli fucina d’arte, dall’altro le molteplici truppe, quelle del Patriarca aquileiese Ottobono de Radiis , quelle di Napoleone, gli eserciti della prima e seconda guerra mondiale, i terremoti del 1348 e del 1976 hanno messo a dura prova la tenacia di un popolo fiero della libertà comunale e dei valori spirituali altamente presenti. Anche il saper ricomporre puntualmente la “comunitas” come le tenaci e laboriose formiche o come i Malavoglia del Verga può essere una credenziale verso il difficile sito dell’ Unesco. Si vola forse troppo alto?