Gemona: un museo per gli attrezzi salvati dal sisma, grazie alla “collezione Pecoraro”

di Maura Delle Case

Subito dopo il terremoto del 6 maggio 1976 furono molti coloro che, con grande senso civico e soprattutto con la coscienza di quali tesori rischiavano d’andare perduti, si affannarono tra le macerie del centro storico per trarre in salvo le opere d’arte venute giù con le chiese. Alla città devastata non furono però strappate e tratte in salvo solo testimonianze artistiche. Grazie alla passione e alla lungimiranza di un maestro elementare di Gemona, Enrico Pecoraro (1927 – 2007), dalle macerie si salvarono anche centinaia di strumenti e attrezzi, databili tra il 1850 e il 1950, provenienti da agricoltori e artigiani che a causa del sisma smisero d’un tratto l’attività.

Attrezzi e strumenti per i quali l’Ecomuseo delle acque del Gemonese fa oggi appello al Comune affinché trovi uno spazio espositivo da dedicare esclusivamente alla collezione Pecoraro. In questo senso il trentacinquesimo anniversario del sisma, che ricorrerà il prossimo anno, potrebbe offrire l’occasione giusta per aprire un nuovo museo legato alla memoria del tragico evento tellurico.
Di Pecoraro, maestro e conservatore, s’è parlato diffusamente nei giorni scorsi durante un convegno organizzato proprio dall’Ecomuseo delle Acque del Gemonese, da Pro Glemona e Coldiretti, nell’ambito della festa del formaggio.

Enrico Pecoraro, come detto, svolse all’indomani del sisma un ruolo decisivo: dopo il 6 maggio, con vari collaboratori, si mosse sul territorio per raccogliere attrezzi, utensili, strumenti di lavoro riguardanti l’attività artigianale e contadina di Gemona e dei paesi vicini.
Recuperò centinaia di oggetti, di grandi e piccole dimensioni, che oggi costituiscono un patrimonio da studiare, conservare e valorizzare. Per ogni manufatto produsse una scheda recante il nome del donatore e un’illustrazione dettagliata dell’oggetto, ne descrisse il funzionamento con schizzi e disegni, registrò numerose interviste.

A palazzo Boton, dopo aver presentato il lavoro di catalogazione sull’intera collezione condotto dall’Ecomuseo delle Acque del Gemonese in stretta collaborazione con il Centro di catalogazione e restauro di villa Manin, i dirigenti dell’Ecomuseo si sono infine rivolti al Comune e in particolare all’assessore alla cultura Stefano Marmai affinché l’ente locale trovi il modo di mettere a disposizione della collezione Pecoraro un spazio dove esporre almeno una parte dei reperti etnografici.
Si renderebbe così possibile anche l’avvio della seconda fase del progetto, che presenta importanti risvolti sociali. Si è pensato infatti all’organizzazione di un corso di restauro degli oggetti che possa coinvolgere il dipartimento di salute mentale dell’Azienda sanitaria numero 3 dell’Alto Friuli per garantire un inserimento nella comunità di alcune persone in condizioni di disagio.