Italia senza Ali(talia)

Ho viaggiato Alitalia per motivi professionali e per semplice  turismo. Mi ha portato a destinazione e ho preferito attendere per farmi riportare a casa da loro. Salire a bordo dopo periodi passati all’estero era un anticipo d’ Italia, era un sorriso ed uno scherzo in italiano, erano piccole gentilezze che ti facevano sentire tra amici.
Oggi l’Alitalia è avviata verso il fallimento avendo smesso il look di orgogliosa Compagnia di Bandiera come meritava e avrebbe meritato di continuare ad essere.
Da Azienda si è trasformata in carrozzone, in rifugio di sbandati, in palestra di aspiranti qualchecosa. Distrutta da beghe corporative innescate dalla casta dei piloti ( a cui tutto è stato consentito da management insipienti) seguiti a ruota da un sindacato ottuso e gretto a cui fatto seguito la rabbia degli autonomi che è stata solo distruzione e rovine, priva com’era di ogni capacità propositiva. Che qualche cosa non andasse lo si capiva persino dall’atteggiamento delle Hostess, che dismessa la loro professionalità, ti servivano il succo di frutta mentre fra di loro intavolavano discorsi di tipo sindacale .<br />
Tutto è avvenuto sotto gli occhi distratti della politica di ogni ordine e grado, di destra, di centro e di sinistra. E nessuno abbia il coraggio di chiamarsi fuori. C’erano Prodi e D’Alema, Rutelli e Fini, Tremonti e soci, Bertinotti e i suoi rifondatoli, tutti colpevoli di miopia, eccesso di alchimie strategiche pur di non assumere decisioni o prendersi delle responsabilità. E poi ci sono loro, i manager, gli amministratori delegati, mediocri gestori dell’ordinario, privi di cultura e di visione strategica. Fino all’ultimo, quel Cimoli che non pago delle macerie lasciate alle Ferrovie, cambia casacca e, sponsor Fini, viene in Alitalia, si triplica lo stipendio, finisce di dare fuoco alle ultime baracche rimaste in piedi e si fa allontanare con una faraonica liquidazione.
Ed ora eccoci qui, col cerino in mano. L’asta per la vendita è rimasta priva di concorrenti e tristemente si va verso il fallimento.
Un paese senza memoria è un paese senza futuro e noi ci siamo scordati tutto. Ma proprio tutto.