Legambiente FVG: riflessioni sulla pianificazione energetica mancata o carente


Giorgio Cavallo presidente regionale di Legambiente dal MV di oggi.

Nell’ultimo periodo, a seguito del concretizzarsi di alcune iniziative quali la procedura di Via per il nuovo elettrodotto Redipuglia-Udine Ovest (Basiliano) e l’annuncio del percorso di quello tra Vertojba (Slovenia) e Redipuglia, si sono riaperte le ostilità da parte delle popolazioni interessate  all’attraversamento di infrastrutture energetiche di trasporto dell’energia elettrica. A tale riguardo va anche ricordato che rimane sempre aperto il tema della linea elettrica proposta per il collegamento con l’Austria sul percorso Wurmlach-Somplago. I comitati popolari sorti e le amministrazioni locali pongono con forza i problemi di impatto territoriale e paesaggistico connessi con i percorsi scelti e in linea generale propongono modifiche agli stessi percorsi e il più ampio interramento delle linee di trasporto. Legambiente è accanto a queste iniziative e a questi comitati e ne condivide gli specifici obiettivi che localmente si sono determinati attraverso un ampio dibattito e una forte partecipazione popolare. Legambiente del Friuli Venezia Giulia, peraltro, ritiene che l’intera questione dell’infrastrutturazione delle linee di trasporto dell’energia elettrica vada affrontata anche da un altro punto di vista. L’attuale situazione è il risultato di una assurda liberalizzazione, non tanto della compravendita dell’energia elettrica – cosa significativa per rompere monopoli e poteri consolidati –, quanto della possibilità di devastazione del territorio in rapporto a uno spezzettamento degli interessi e degli obiettivi che questi interessi si propongono. Tale spezzettamento nasce anche dalla mancata o carente pianificazione energetica regionale, priva di una visione razionale degli interessi e degli obiettivi da perseguire, e dei tracciati e degli usi delle linee elettriche proposte. Accade allora che mentre la linea Redipuglia-Basiliano risponde a una logica di rafforzamento della struttura portante nazionale, le linee dall’Austria e dalla Slovenia vengono proposte da privati anche allo scopo di cogliere vantaggi economici legati ai differenziali costi dell’energia stessa. Ci si comporta come se l’impianto elettrico di una casa sia una cosa che si fa a mano a mano secondo le necessità: quando in una stanza serve, si “tira” un “filo volante”. Se questo può accadere in un’emergenza, non può essere la norma, perché altrimenti arriva il momento che il sistema collassa. Le linee aree di alta tensione hanno questo vizio di fondo: sono meno costose perché sono “fili volanti”, ma disperdono maggior quantità di energia nel trasporto; sono di veloce esecuzione, ma non si confrontano con gli impatti che generano e, pratica corrente, gli impatti subiti da altri vengono minimizzati; non mettono in campo capacità e conoscenze d’innovazione e di tecnologie avanzate che riducano gli sprechi della stessa energia trasportata e la risorsa suolo utilizzata. Il momento storico che stiamo vivendo, segnato da una recessione economica di dimensioni globali, ci indica la necessità di intervenire con profondi cambiamenti strutturali, quali la razionalizzazione delle risorse (soprattutto di territorio ed energia) e la riduzione degli sprechi, creando contemporaneamente condizioni per il miglioramento della qualità della vita. Invece alla base della richiesta di nuove linee elettriche aeree ci sta una visione antica dello sviluppo e una superficiale valutazione del momento storico che stiamo vivendo. Non possiamo permetterci di considerare il rapido avvio di queste opere di infrastrutturazione energetica come una delle spinte per superare la crisi proprio perché il modello che perseguono appartiene a un passato di distruzione di risorse e di sovrapproduzione materiale che è alla base della stessa crisi mondiale. Ricordiamoci che la crescita del fabbisogno energetico non può essere infinita e la sua crescita continua non è un reale indice di sviluppo. Questo momento storico potrebbe essere un momento importante per ripensare alla qualità degli interventi infrastrutturali in Friuli Venezia Giulia e a un piano energetico regionale che non banalizzi i temi che la produzione e la distribuzione di energia provocano sul territorio. Questo sarebbe il momento, data la recessione economica evidente a tutti, per riordinare, ammodernare e innovare questo settore in casa propria senza penalizzare l’economia, ma pronti a riprendere lo sviluppo economico in una situazione di efficienza e di qualità. Oggi è quindi necessario un momento di ripensamento e di valutazione generale degli interessi e delle prospettive in campo. È perciò opportuna una moratoria sull’attuazione dei progetti in corso accompagnata da una ripresa del percorso di pianificazione regionale che identifichi le reali necessità e sappia costruire un quadro di riferimento che tenga conto sia delle necessità del territorio sia di una realistica capacità di innovazione del sistema produttivo regionale. La contrarietà a questo tipo di progettualità non è ideologica come non può essere solo ambientale/paesaggistica, come non è solo sanitaria; la contrarietà è verso un modello di sviluppo “antico” che ha prodotto molti guasti e che sembra non fare un minimo sforzo per migliorare se stesso proprio quando questo è l’imperativo categorico che emerge dalla crisi economica globale.
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Una risposta a “Legambiente FVG: riflessioni sulla pianificazione energetica mancata o carente”

  1. Bravo! Manca in Regione un piano energetico. E questa assenza è funzionale alla politica regionale che regala energia da rivendere (e guadagnarci tantissimo!) agli amici …

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