Orso: Dolomio cerca casa in Friuli

orsoUmberto Sarcinelli dal Gazzettino di oggi

L’hanno chiamato Dolomio, in onore della zona che ha scelto di abitare, le Dolomiti friulane, il territorio tra l’alta val Tagliamento e la Val Cellina, fino alle valli del Meduna. Prima di lui quelle zone, magari un po’ più a est, comprendendo anche la Val d’Arzino, erano il regno di Franz. Ucciso con il nome di Buda in Slovenia, nella scorsa stagione di caccia.
      Sono storie di orsi, queste, e degli uomini che li stanno studiando per fare in modo che ritornino dai territori dai quali sono state scacciate nei secoli scorsi.<br />
      L’arrivo di Dolomio, in particolare, è di estrema importanza.  Primo perchè spontaneamente ha scelto un luogo, il Tramontino che nel 1986 era stato giudicato il più favorevole, da uno studio di Giorgio Boscagli, allora tecnico del parco nazionale d’Abruzzo, come il più adatto a ospitare orsi in tutto l’arco alpino. Previsione centrata.
      Poi perchè conferma gli studi di Stefano Filacorda, dell’Università di Udine, un ricercatore che si è guadagnato sul campo e nei laboratori la fama di super esperto a livello internazionale di grandi predatori. Proprio per quell’area Filacorda aveva avanzato l’ipotesi di introdurre un paio di femmine per favorire la presenza di un nucleo stabile di orsi in Friuli Venezia Giulia. Attualmente, infatti, la regione è frequentata da una decina (fino al un massimo di una quindicina) di plantigradi per lo più provenienti dalla Slovenia e le indagini effettuate con il dna proveniente da reperti biologici (peli, feci e analisi del sangue degli esemplari catturati e radiocollarati) hanno rivelato che si tratta esclusivamente di maschi. Niente femmine, la cui presenza è fondamentale per la costituzione di una popolazione. Visto che l’affluenza spontanea di femmine è più lenta rispetto ai maschi, l’idea era quella di "trapiantare" nelle valli tramontine una o più orse per "attirare" i maschi e creare una discendenza stabile, sfruttando una delle caratteristiche di questo animale: trasmettere ai propri figli la "cultura" del territorio, cioè insegnare a reperire il cibo, a evitare i pericolo (compreso l’uomo) individuare i rifugi e le tane più adatte.
      Questa fase, progettata con un’esperienza decennale di studi sul campo e frutto di ampie collaborazioni internazionale (Università di Lubiana, prima di tutto, ma anche atenei del nord Europa, della Russia e degli Stati Uniti) potrebbe anche essere stata superata dalla natura. Non è detto, infatti che Dolomio sia un maschio. E’ certo che stia cercando nell’alta val Tramontina un luogo in cui svernare. Piste sulla neve di impronte sono state rinvenute in Val Senons mentre numerose osservazioni di tracce e predazioni da settembre a novembre sono state segnalate da guide e collaboratori del parco delle Dolomiti friulane, dal personale delle Corpo forestale regionale e dell’università di Udine in una zona che va dall’alta Val Tagliamento, la Val Meduna, la zona di Claut, Erto e Casso. Queste segnalazioni sono consequenziali alle numerose osservazioni, di cacciatori, forestali, allevatori e gente comune effettuate da aprile in Val di Preone. Così l’equipe di Filacorda (composta da esperti e da un numero crescente di studenti da tutta Europa) ha potuto seguire i movimento di un orso subadulto, tra i 2 e 4 anni, per tutta l’estate, da Forni di Sopra alla periferia di Tolmezzo.
      Dolomio (o Dolomia), come tutti gli orsi giovani, molto irrequieti e curiosi, ha lasciato tracce inconfondibili del suo passaggio, attaccando alveari, allevamenti di pecore, facendosi vedere e fotografare dagli uomini. Un altro individuo, chiamato Dino (e caratterizzato geneticamente attraverso le analisi del Dna dei peli e feci e raccolti presso i luoghi di passaggio) è stato segnalato in Veneto e nel Trentino Orientale ed ha predato oltre 70 pecore. Il 5 ottobre è stato catturato nella selva di Panaveggio dal personale della provincia di Trento che gli ha installato un radiocollare satellitare per controllare i movimenti e limitare i comportamenti problematici come gli attacchi al bestiame. Questi comportamenti sono tipici solo di alcuni animali subadulti che colonizzano per la prima volta nuovi territori, e tendono a scomparire con l’aumento della conoscenza del territorio e dell’età dell’animale.
      I ricercatori dell’Università di Udine guidati da Stefano Filacorda continuano i loro studi e ricerche, stanno analizzando i dati biologici rinvenuti fino al 2007 e elaborando le strategie più adatte per favorire la presenza dell’orso in Friuli Venezia Giulia assecondando la naturale espansione della specie dalla Slovenia, anche se negli ultimi anni l’interruzione causata dall’autostrada per Lubiana e l’aumento dei capi cacciabili, ha rallentato in maniera preoccupante il flusso dalle aree a maggior concentrazione ursina, Monte Nevoso e foreste di Kocevje verso nord ovest.