Oslo: Di centa affronta l’ottavo Mondiale e rimanda la chiusura della carriera


di ROBERTO CALVETTI

Non sarà l’ultimo della carriera. Lo giura (o almeno lo spera). Alla vigilia del suo ottavo Mondiale Giorgio Di Centa non guarda la carta d’identità che dice nato il 7 ottobre 1972. «Mi auguro proprio di non chiudere a Oslo» dice il carabiniere di Treppo Carnico che in questi giorni sta rifinendo la preparazione in Carnia sulle sue montagne. Sarà l’ultimo azzurro a raggiungere la Norvegia, dove questa sera con la cerimonia di apertura comincerà la rassegna iridata. Un privilegio che il suo compagno e ora commissario tecnico della Nazionale, il sappadino Silvio Fauner, gli ha concesso volentieri. «Vieni quando ti va bene» ha detto al “senatore”, che a Liberec, due anni fa, ha conquistato il bronzo nella pursuit, l’unica medaglia della squadra maschile di quel Mondiale. <br />
Partirà domani con l’ultimo volo azzurro per la Scandinavia e domenica sarà già in gara nel doppio inseguimento. «Ho preferito così, meglio arrivare all’ultimo momento e “tuffarsi” subito nelle gare» dice il bicampione olimpico che poi spiega la sua scelta. «É un modo per non sentire la pressione che inevitabilmente questi grandi eventi portano con sè. Alle Olimpiadi di Vancouver, un anno fa, ero arrivato con una vittoria in Coppa del mondo e ho fatto il portabandiera, cose che alla fine hanno finito per riflettersi negativamente sulle mie gare».
Questa volta no, a Oslo vuole arrivare con la mente sgombra perchè «può essere un’arma in più». Gareggiare a Oslo, nel tempio di Holmenkollen, sulla collina che domina la capitale norvegese, davanti a migliaia e migliaia di spettatori (i biglietti per assistere alle gare sono ormai esauriti da mesi) non gli riserverà particolari emozioni. «Non guarderò in faccia nessuno perchè non ho obblighi: questo mi dà forza che mi auguro si trasferisca in gara».

 

Giorgio, che ha appena firmato un contratto biennale con lo sponsor Same (un’azienda che produce trattori), non si nasconde che arrivare sul podio dei Mondiali, dove in passato è salito quattro volte (un argento e un bronzo individuale più due bronzi in staffetta), sarà difficile. «Per me lo sarà più che in passato – dice – perchè l’età avanza, ma anche perchè la competitività degli avversari è molto cresciuta. E, soprattutto, sono tanti e bravi da Northug, a Cologna, agli svedesi, ai tedeschi, ai russi… La lista è lunga».
Tre saranno le prove che Giorgio disputerà: la pursuit di domenica prossima, la staffetta di venerdì 4 marzo e la 50 km che domenica 6 chiuderà i Mondiali. «Mi sarebbe piaciuto affrontare anche la 15 km, ma ho dovuto scegliere e la pursuit è la gara che più è adatta alle mie caratteristiche».
Gli azzurri sembrano chiusi dai pronostici, soprattutto nella gara a squadre nonostante il secondo posto ottenuto 15 giorni da a Rybinsk, in Russia. «Tutti ci danno fuori dalle medaglie, ma se azzecchiamo la squadra, nel senso che gareggino quelli più in forma senza riguardo alle gerarchie, potremmo rappresentare la sorpresa e la cosa mi piacerebbe tantissimo». Un pensiero alla 50 km, la prova che 5 anni fa fruttò a Di Centa l’oro olimpico. «Sarà la “cinquanta” più dura di sempre, roba da 2 mila metri di dislivello… Spero di avere la brillantezza che serve negli ultimi chilometri perchè con la staffetta di mezzo non riuscirò a fare la dieta dissociata».
Saranno Mondiali “puliti”? «Me lo auguro, i controlli li fanno. Almeno a noi italiani. L’anno scorso ne ho subiti una ventina e quest’anno già sei. L’ultimo a casa, il 16 gennaio, era una domenica, quando sono venuti a bussare a casa alle sei del mattino. I risultati, comunque, parleranno da soli».