Pellizzotti; non ho fatto uso di sostanze dopanti

di ANTONIO SIMEOLI

Un’ora e quindici minuti, molto più della quarantina di minuti che i suoi colleghi impiergheranno domenica per domare lo Zoncolan. Un’ora e un quarto davanti al temuto Ettore Torri, il procuratore che, a 78 anni suonati, da qualche anno cerca di mettere pulizia nel mondo del ciclismo pescando chi bara con il doping. Franco Pellizotti ieri davanti al magistrato ha cercato di spiegare quelle anomalie nei valori del sangue del suo passaporto biologico per le quali due settimane fa è stato escluso dalla partenza del Giro. Niente di deciso però, servirà tempo. Nel frattempo il corridore potrà tornare a correre: dietro a ques’indagine infatti non c’è nessuna positività.

Il 32enne corridore della Liquigas-Doimo di origini carniche innanzi tutto ha ribadito alla Procura la sua estraneità a qualsiasi uso di sostanze illecite. «Niente doping, io sono pulito, l’ho sempre dimostrato» ha detto Pellizotti, che si è presentato nella sede della Procura antidoping, negli uffici del Coni allo Stadio Olimpico, accompagnato dagli avvocati Rocco Taminelli e Cristina Lancellotti e dal professor Giuseppe Banfi, ematologo di fama che sta accompagnando il corridore in questo difficile percorso. Il pool di legali e periti scelti da Pellizotti ha ribadito quanto già detto all’indomani dall’esclusione dal Giro d’Italia, determinata dalla Liquigas-Doimo a seguito della decisione dell’Uci di chiedere alla Federazione italiana di aprire un procedimento per alcuni valori ematici “sospetti” nel passaporto biologico dell’atleta. In particolare il professor Banfi aveva spiegato come negli esami dell’atleta aveva riscontrato «una notevole stabilità del valore dei reticolociti», aggiungendo che per quanto riguarda il controllo del luglio 2009 (l’altro si riferisce al novembre 2008) il leggero scostamento dai parametri potrebbe essere condotto a una disidratazione.
Insomma, valori anomali nel passaporto biologico spiegati solo con variazioni fisiologiche. Torri, accompagnato da un perito, ha ascoltato e ha anche confermato al corridore e ai suoi legali del fatto che si tratta di un caso praticamente senza precedenti. Pellizotti ha quindi chiesto 15 giorni di tempo per depositare una memoria difensiva in attesa dell’arrivo di altra documentazione dall’Unione ciclistica internazionale, capace magari di far luce su quello che si contesta al corridore. Alla base del procedimento, che non comporta una sospensione dall’attività agonistica, come ha chiaramente ribadito Torri a Pellizotti, non c’è infatti alcuna positività a un test antidoping, tantomeno nessuna testimonianza che accusa Pellizotti. Nulla.
«Ho chiesto con forza alla Procura – ha spiegato Franco al termine dell’audizione – di far presto: voglio uscire presto da questa vicenda e naturalmente voglio uscirne pulito. Spero che questa brutta storia finisca presto, una brutta vicenda che mi ha segnato profondamente: ho preparato per sei mesi un Giro d’Italia che sapevo di poter vincere. Nessuno ora mi risarcirà».
Pellizotti, almeno, potrà correre. Non è sospeso nè dall’Uci nè dalla Liquigas-Doimo, che infatti gli ha già preannunciato a giugno la convocazione per il Giro di Svizzera anticamera al campionato italiano di Treviso e al Tour de France in luglio. «La prossima settimana dovrei andare in ritiro con i miei compagni al Passo San Pellegrino, in altura, per preparare una grande estate in bici. Ma come faccio a correre finchè questa storia non si chiarisce?» spiega Pellizotti. La maglia a pois del Tour 2009 non guarda il Giro d’Italia in televisione, non legge i giornali. Da più parti gli è pure arrivato l’invito per andare domenica nella sua Carnia a vedere il Giro. «Non ci penso nemmeno», dice. Ma chissà, se ci andasse potrebbe essere per lui anche l’inizio della svolta