Piano d’Arta: “Nagi”, lo spettacolo sulla vita carnica di Gina Marpillero

Arta Terme rende omaggio a Gina Marpillero nel centenario della nascita. Venerdì alle 20.30, nella sala teatrale di Piano d’Arta, ci sarà la prima dello spettacolo Nagi, che racconta la vita della scrittice. Nell’occasione, il sindaco Marlino Peresson consegnerà il Premio Gina Marpillero a una giovane donna carnica distintasi in campo culturale. In scena, per Nagi, ci saranno Fabiano Fantini e Maria Luisa Rosso, accompagnati dalla fisarmonica di Sebastiano Zorza. Dice Fabiano: «Quando i figli di Gina, Caterina e Fabiano, mi hanno contattato, conoscevo solo in minima parte l’opera della scrittrice di Arta. Avevo sentito leggere, proprio da Maria Luisa Rosso, il racconto Il pudore in uno spettacolo. La cosa che più mi colpì fu la semplicità del linguaggio, la chiarezza con cui Gina metteva a fuoco le cose. Il suo modo di scrivere ti fa subito vedere, come in una foto, gli ambienti, i personaggi, i colori, ti trascina nelle atmosfere dei suoi racconti. Gina è una donna che, attraversando tutto il Novecento, ha vissuto intensamente, portando dentro di sé la memoria di una Carnia antica assieme all’apertura, quasi di curiosa innocenza, verso la modernità. E questi due aspetti convivono in lei benissimo, come lo spirito contadino della sua infanzia convive accanto a quello borghese della maturità. Mi dispiace non averla conosciuta, ma leggendo la sua opera, ogni tanto mi pareva di riuscire a sintonizzarmi con la sua anima. Penso che il mondo che Gina descrive abbia ancora qualcosa da dire, altrimenti le nuove generazioni vivrebbero scollegate dalla storia dei loro padri. E come si fa a vivere senza memoria?». Quanto alla musica: «Zorza – dice l’attore – è un musicista che può spaziare a tutto campo, dal classico al folk alla musica leggera. Ha ascoltato le letture dei testi durante le prove, e si è mosso liberamente fra i generi, creando una sequenza musicale sorprendente». E Maria Luisa Rosso racconta: «È stata Gina a guidarmi dentro al suo personaggio: nella nostra lettura la evochiamo, ma l’immagine che mi sono fatta di lei, anche attraverso filmati, fotografie, oggetti a lei appartenuti e luoghi dove ha vissuto, è chiara. Fra lei e me ho trovato consonanze: il piacere delle cose semplici, l’uso dell’immaginazione per affrontare le difficoltà della vita e una punta di orgoglio nel fare ciò che sento. Una cosa mi ha sorpreso: quando ho fatto leggere i racconti di Gina a mia madre e a mia sorella, più giovane di me: tutt’e due hanno sentito l’appartenenza a quel mondo, si sono riconosciute in quella vita, segno che, al di là dei cambiamenti generazionali, c’è un’essenza di fondo che permane».