Pordenone: imprenditore paga gli stipendi lordi e non fà + da sostituto d’imposta


Dallo scorso gennaio il presidente dell’associazione Agricoltori Federati della Provincia di Pordenone, Giorgio Fidenato, non versa più i contributi dei suoi dipendenti, ai quali dà la busta paga lorda. «La mia – spiega – è disobbedienza civilev , una battaglia fiscale condotta con altri imprenditori, che mi daranno sostegno economico per le spese legali che dovrò sostenere quando la vertenza sarà affrontata con lo Stato».
«Io sono la testa d’ariete, non la cavia, perché le cavie subiscono – ribadisce – non voglio essere un servo della gleba».

Gli imprenditori che lo sostengono, racconta Fidenato, non appartengono tutti all’associazione, che conta 550 iscritti titolari di aziende agricole. Tanto per descrivere l’uomo, Fidenato, friulano di Mereto di Tomba, è un agronomo di 48 anni che con l’editore Leonardo Facco ha fondato il “Movimento libertario”.<br />

«Ritengo che sia una cosa indebita – afferma – che lo Stato ci chieda come imprenditori di lavorare per lui, che è quello che fa obbligandoci a fare il sostituto d’imposta. Noi, come imprenditori, mi riferisco a quelli che mi seguono in questa battaglia, riteniamo che lavorare per lo Stato, oltretutto gratis, sia una norma anticostituzionale, perché la nostra Costituzione impedisce prestazioni personali e patrimoniali ai propri cittadini. Lo dice l’art. 23. Noi vogliamo, in un momento di crisi economica come questo che stiamo vivendo, ridurre le spese – aggiunge – e una delle spese è il consulente del lavoro ».

Giuliana Bolzan è una delle cinque dipendenti dell’associazione Agricoltori Federati della provincia di Pordenone, ai quali il datore di lavoro, il presidente della stessa associazione Giorgio Fidenato, dal 5 gennaio scorso non trattiene i contributi in busta paga, versando loro lo stipendio lordo.

«Noi approviamo l’iniziativa – commenta Bolzan – perché prima, quando veniva effettuata la trattenuta, non ci rendevamo conto di quanto pagato di Inps, Irpef e contributi. Non ce ne rendevamo conto -aggiunge – perché le buste paga, se qualcuno non te le spiega, non le capisci. Abbiamo così visto che la metà dello stipendio va in tasse».

Bolzan, dipendente da poco più di due anni dell’associazione, assicura che l’iniziativa di Fidenato «non ha creato malumori tra noi, perché siamo tutti e cinque uniti». Malumori invece, aggiunge, li ha provocati la mancata risposta dell’Agenzia delle entrate alla loro richiesta di delucidazioni su come andare a versare contributi e quant’altro dovuto al fisco dalla stessa Bolzan e dai suoi 4 colleghi».