Pordenone: la storia di un portiere in un libro “Fra i legni. I voli taciturni di Dino Zoff”

di Gian Paolo Polesini

Sdoganiamo un falso mito: il Dino Zoff ermetico. Non è quel che si dice uomo dall’effluvio di parole, lo sappiamo. È un friulano, prima di tutto. «Concretezza, sostanza delle cose al di là delle apparenze», dice. Punto. Il credo è inattaccabile. E trascinato ovunque nel mondo con coerenza. Il portierone di Mariano è scivolato dentro un libro e già l’avvenuto risucchio cartaceo è un evento. Il titolo ci pare bellissimo: Fra i legni. I voli taciturni di Dino Zoff, di Giuseppe Manfridi. Incontro programmato per oggi, alle 18, al Palaprovincia con i due protagonisti assieme a Emilio Targia. – Non ce l’aspettavamo questa biografia. Per la persona riservata qual è Dino Zoff. «Guardi, io e Giuseppe siamo amici. Lui è abile con la penna ed è un grande drammaturgo. Così, chiacchierando, abbiamo fatto incontrare due pensieri. E ne è uscita l’idea di buttare giù qualche riga. E siamo andati avanti finché non si sono materializzati i contorni di un libro. Il mio iniziale scetticismo riguardava l’eccesso di scrittori. Quasi tutti, ormai, hanno l’esigenza di raccogliere qualcosa e pubblicarla. Volevo evitare di essere del gruppone, poi, però…». – Quindi scopriremo un Dino inedito? «Ma no, racconti di una vita fra i legni, appunto. Ricordi raccolti e ordinati, nulla di speciale. Scritti bene, questo ci tengo a sottolinearlo». – Pelè l’ha inserito nella lista dei migliori giocatori di sempre. «Be’, allora ne fui felice. Pelè, assieme a Maradona, rappresenta il mito vero». – Messi è sulla strada? «Uno straordinario giocatore al quale manca l’affermazione internazionale con l’Argentina. Quando riuscirà a giocare come, sa anche senza la maglia del Barcellona, allora diventerà il più grande». – Perdoni la domanda personale: lei serba rancore? «Non direi». – Quando diventò ct della Nazionale, Berlusconi commentò che lei non era la persona giusta. «Più precisamente usò il termine “indegno”. E pur essendo un tipo pacifico, devo dire, mi infuriai parecchio. Ma come la pioggia tutto scorre, anche i dispiaceri». – Il suo esordio in Udinese-Fiorentina. I viola la bucarono cinque volte, ma la Gazzetta scrisse «l’incolpevole Zoff. Gol imparabili». (sorride) «Il commento della Gazzetta non me lo ricordavo. I cinque gol, ahimè, sì. La Fiorentina era forte e se non sbaglio segnò altre due cinquine in quel campionato». – Cosa si è sempre portato dietro del Friuli nel suo girovagare per il mondo? «Poche chiacchiere e molta sostanza. E il sapore di una terra impossibile da dimenticare. Le radici non si rimuovono mai». – C’è una foto simbolo: Zoff, Causio, Pertini e Bearzot con la Coppa del Mondo appoggiata sul tavolino dell’aereo. E voi a smazzare. «Sono gli attimi che valgono una vita. Si giocava a scopone. Io con il presidente e Franco con Enzo. Fummo sconfitti. Poi Pertini si scusò. Ho sbagliato alcune mosse, mi disse. Ma era tale la gioia che nessuno pensava a quale carta scartare». – Udinese-Juventus in campo. Per chi tifa Dino Zoff? «Non sono un tifoso, ma uno sportivo».