Roma: troppi meridionali negli alpini? Facciamo una legge per reclutarli al nord


dal Corriere del Veneto

Non ci sono più gli alpini di una volta. Cresciuti e temprati tra picchi, grappa, nevi e montagne. Pure per le penne nere, Brigata Julia compresa, vale la media nazionale, per cui quasi il 70 per cento dei volontari proviene dal Sud. Per riequilibrare la composizione geografica delle truppe, ecco che un gruppo di parlamentari leghisti (più il Pdl Edmondo Cirielli, salernitano) ha presentato una proposta di legge unificata, in discussione oggi a Montecitorio, e diretta a favorire «il reclutamento degli alpini nelle zone tipiche» . Ovvero Piemonte, Veneto, Friuli, Lombardia, Trentino, il punto più a sud è l’Abruzzo. Una sorta di «quote verdi» . Il testo — relatore l’onorevole e «vecio» doc Franco Gidoni— prevede agevolazioni fiscali e assistenziali ai volontari in ferma prefissata e in rafferma che risiedono negli stessi territori dove prestano servizio.

Gli incentivi comprendono anche una riserva di posti nei concorsi pubblici in relazione ad impieghi nei campi della sicurezza e protezione civile. Il brevetto militare alpino poi varrà come titolo preferenziale. Spiega Davide Caparini, primo firmatario: «Il posto fisso nell’esercito si è consolidato come un ammortizzatore sociale nel meridione generando meccanismi discriminatori e rendendo sempre più difficile l’accesso ai giovani provenienti dal resto d’Italia» . Già nel 2005 gli riuscì di assegnare un bonus da 50 euro mensili ad ogni penna nera. «L’obbiettivo è invertire la tendenza che sta snaturalizzando il corpo degli alpini, da sempre radicati nel territorio» . Aggiunge il collega Giampaolo Dozzo: «Ben vengano i siciliani, figuriamoci, ma la tradizione va salvata» . Calcola Corrado Perona, biellese, ex Julia, presidente dell’Associazione nazionale alpini (Ana), a cui peraltro il testo assegna un fondo di 200 mila euro l’anno, che in servizio ce ne siano circa 10 mila (ma i suoi iscritti sono oltre 380 mila). «Da quando è finita la leva obbligatoria in effetti c’è molta richiesta dal Sud e poca al Nord. Ma questi ragazzi che pure non sono figli della montagna, una volta integrati nell’ambiente, diventano dei magnifici alpini, imparano la cosiddetta alpinità. Nella nostra storia ultracentenaria siamo pieni di medaglie d’oro da ogni regione» . La proposta di legge però non gli dispiace: «Un riequilibrio ci vuole, purché non sia fatto con lo scopo di dividere nord e sud, questo sarebbe imperdonabile» .


Una risposta a “Roma: troppi meridionali negli alpini? Facciamo una legge per reclutarli al nord”

  1. aggiornamento del 10/03/2011

    Maggioranza battuta nell’Aula della Camera sulla proposta di incentivare il reclutamento degli alpini nelle regioni del nord. Per nove voti, l’Assemblea ha deciso di rinviare in commissione Difesa la proposta di legge sugli incentivi per favorire, nelle regioni dell’arco alpino, il reclutamento di militari volontari nei reparti delle truppe alpine. La richiesta era partita dal deputato del Pd triestino Ettore Rosato.

    Un provvedimento che sta particolarmente a cuore della Lega, costretta a subire uno stop, con suo grande disappunto, per le assenze nei banchi del Pdl. Oggi gli alpini sono composti per quasi il 70% da soldati provenienti dal meridione. Per riequilibrare la composizione geografica delle truppe, i parlamentari leghisti propongono agevolazioni fiscali e assistenziali e incentivi ai volontari che risiedono negli stessi territori dove prestano servizio. .
    Ma il Pd si è da subito opposto. Questa legge, ha spiegato Ettore Rosato, «finisce con il determinare differenziazioni e pregiudizi tra militari di serie A e B». La Lega ha reagito con Davide Caparini, che bolla la contestazione del Pd come «ipocrita e strumentale».
    Sta di fatto che al momento del voto la maggioranza non c’è: ci sono vuoti tra banchi del Pdl, e semivuoto («diversamente da quando si vota per salvare Berlusconi», commenta Antonello Giacomelli del Pd) è il banco del governo, presidiato solo dai ministri Matteoli e Vito e dai sottosegretari Cossiga e Martini. Alla fine, la proposta del Pd di rinviare la proposta in commissione passa per nove voti.
    Durissima la reazione della Lega, che del testo faceva un cavallo di battaglia e che ora minaccia future ritorsioni. «Chi non ha voluto discutere il provvedimento sugli alpini abbia almeno la decenza di non presentarsi più di fronte ai militari. C’e stato un tradimento per migliaia di ragazzi che svolgono il loro dovere con abnegazione e altissimo senso di solidarietà», sbotta Caparini.
    In quest’aula, in ogni intervento, esponenti della sinistra hanno detto che gli alpini sono un motivo di orgoglio, ma sono parole vuote e ipocrite perché alla prima occasione utile li hanno abbandonati. Valorizzare, come noi vogliamo, la specificità dell’identità settentrionale degli alpini non significa sottovalutare il contributo che tanti meridionali hanno dato e danno al nostro esercito e alle nostre missioni internazionali. E quindi, coloro che ai soldati preferiscono i mercenaria abbiano il coraggio di calare la maschera e di proporre la cancellazione tutte le specialità, le peculiarità e le tradizioni ad esse connesse».
    Ma Fli non ci sta: «Valorizzare la specificità dell’identità degli alpini significa dare una risposta concreta anche ai tanti meridionali che oggi sono costretti a prestare servizio per necessità e non per vocazione», sostiene Gianfranco Paglia, secondo cui «rispedire in commissione la proposta di legge è una scelta di responsabilità».
    «Siamo pronti a un intervento serio a sostegno degli alpini e di tutte le forze armate, ma la maggioranza ha scelto la strada dello spot che per noi è inaccettabile», ha puntualizzato Ettore Rosato. E per il capogruppo Franceschini «il voto di oggi ha dimostrato che la maggioranza in aula è in grado di esserci solo per i voti di fiducia e per i provvedimenti che riguardano i processi di Berlusconi».

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