Sci: al via la stagione 2010, Tavosanis ci racconta gli atleti Friulani

di Bruno Tavosanis 

Nel prossimo week-end prende il via da Gallivare, in Svezia, la Coppa del Mondo di fondo, che ancora una volta vedrà al via il bicampione olimpico Giorgio Di Centa, che a dispetto dei suoi 38 anni non ne vuole proprio sapere di mollare. «In estate ho lavorato bene, tutto è andato secondo i piani – dice Di Centa -. Sono curioso di capire il mio stato di forma, anche se in questa stagione gli appuntamenti più importanti saranno più avanti, con il Tour de Ski e i Mondiali di Holmenkollen». Il tempio dello sci nordico  «Vero. Per noi fondisti gareggiare nella collina di Oslo è qualcosa di speciale, quasi un'Olimpiade». Prima di Vancouver affermasti che in questa stagione avresti fatto poche gare, lasciando intendere che ai Mondiali ti avremmo visto solo nella 50 km. Hai cambiato idea, quindi. «Le Olimpiadi non mi hanno dato le soddisfazioni che attendevo, anche se ho avuto l'onore di essere il portabandiera azzurro. Il fatto di non essere salito sul podio mi ha dato una grandissima carica, una volontà di voler dimostrare ancora qualcosa. Vedremo questo qualcosa dove mi porterà. Di certo l'obiettivo è Sochi 2014». Nell'estate 2009 avevi detto che l'allenamento cominciava a pesarti, soprattutto dal punto di vista mentale. Nei mesi scorsi, invece? «Mi sono preso un po' di vacanza, staccando la spina in due periodi. A luglio e agosto sono stato piuttosto tranquillo e così sono arrivato all'approccio più importante, ovvero gli allenamenti a partire da settembre, molto sereno. Non ho mai sciato così volentieri come quest'anno». Hai vinto tutto, compresa finalmente una prova di Coppa del Mondo proprio nell'ultima gara prima di Vancouver. Manca solo l'oro iridato. «E non dimentico il record di titoli italiani. Sono a quota 20 e devo arrivare a 24. Mondiali: è vero, mi manca un oro, obiettivo difficilissimo ma non impossibile». A proposito di Campionati Italiani, il 22 e 23 dicembre proverai ad avvicinarti al record a Piani di Luzza. «Lì ci sarà il Pursuit su una pista molto nervosa. Quindi dovrò fare una gara perfetta per vincere». Di Centa, Pittin, Rupil: sono questi i tre friulani in gradio su un podio mondiale quest'anno? «Perché no? Alessandro ha già dimostrato le sue possibilità, Silvia ha margini di miglioramento enormi e io spero di darvi ancora qualche soddisfazione».

 

   *La "rossa di Camporosso" è l'azzurra più attesa nella squadra italiana. Marianna Longa e Arianna Follis sono delle certezze, ma l'età non è dalla loro parte, mentre Silvia Rupil, con i suoi 25 anni, è il presente ma anche il futuro di un fondo azzurro che alle spalle dei big fa fatica a trovare eredi. Così Silvia è il simbolo della volontà della scuola italiana di essere ancora protagonista e le esaltanti prestazioni alle Olimpiadi di Vancouver sono un ottimo viatico in tal senso. «Mi auguro che anche questa sia una bella stagione – spiega la finanziera -. Io confido in quello che ho fatto finora, perché nella preparazione mi sono impegnata al cento per cento. Più di così non potevo fare». Un podio in Coppa del Mondo o ai Mondiali è solo un sogno? «Sono sincera. Non sono così sicura di poterci riuscire perché bisogna essere al top in tutto e per tutto mentre per me questa sarà una stagione difficile, avendo cambiato allenatore e materiali. Quindi devo ancora capire e adattarmi a tante cose». Però a Holmenkollen ci sarai. «Mi auguro proprio di sì. Stiamo lavorando in funzione di quell'appuntamento ed infatti ad ottobre abbiamo lavorato tre settimane in quota proprio per capire la nostra reazione in vista dei Mondiali». Questo intanto è il primo anno nel quale non hai il dubbio se i tecnici azzurri ti convocheranno o meno per la Coppa del Mondo. Ora si tratta solo di scegliere le gare da disputare. «In effetti è così. Il mio obiettivo è crescere soprattutto nella tecnica classica, finora il mio tallone d'achille. Ho lavorato tanto in questo senso per potermi migliorare e spero di dimostrare di valere anche sull'alternato. Fino a pochi anni fa andavo forte su questo passo, perciò sono convinta di poter essere competitiva anche ad altissimi livelli».

   *Il 17 gennaio prossimo Corinna Boccacini festeggerà i dieci anni dalla sua prima gara in Coppa del Mondo. Ad inizio 2001, infatti, l'allora sedicenne udinese scese in pista a Kronplatz e difficilmente all'epoca immaginava che di lì a qualche anno avrebbe preso parte a due Olimpiadi, due Mondiali e a sessanta gare di Coppa del Mondo, senza dimenticare il titolo iridato Juniores di Zermatt nel 2005 e l'oro delle Universiadi di Torino nel 2007. Ma Corinna non è certo una ragazza che si accontenta e allora quel podio in Coppa del Mondo finora solo sfiorato (quarta a Sungwoo, Corea, nel 2007, quinta a Gujo-Gifu, Giappone, nel 2008; evidentemente l'Estremo Oriente la ispira), resta un obiettivo da raggiungere, anche se la fiducia nei propri mezzi non le fa dimenticare il realismo. «La qualità media si è alzata rispetto al passato e le atlete forti sono tante – spiega la Boccacini -. Per me è difficile pensare di ottenere grandi risultati, soprattutto in questa stagione, con il cambio di allenatore e il corso maestri che, inevitabilmente, non mi consente di dedicarmi a tempo pieno allo snowboard». In ogni caso nell'antipasto di Landgraaf, il 10 ottobre scorso, è arrivato un tredicesimo posto con rimpianti per una caduta che ha compromesso un piazzamento fra le prime otto. Come dire che Corinna là davanti ci può ancora stare.

   *Giacomo Matiz non molla. Superata la delusione per la mancata qualificazione olimpica e accantonati i propositi di ritiro, il ventiquattrenne freestyler di Timau riparte con rinnovato entusiasmo. «Continuerò perlomeno fino a Sochi 2014 – conferma "Jack" -. Sono molto motivato e non vedo l'ora di affrontare questi quattro anni per conquistare il pass per le Olimpiadi dopo aver mancato di poco la partecipazione a Torino e Vancouver». I problemi maggiori per chi si cimenta in una disciplina cosiddetta minore sono i soldi. L'anno scorso le spese sono state sostanzialmente tutte a carico tuo e della famiglia. «Quest'anno la situazione è un po' migliorata, ma è chiaro che noi tutti della squadra di freestyle dobbiamo rimboccarci le maniche per raggiungere l'obiettivo». Cioè? «Nell'immediato disputare i Mondiali di Deer Valley, negli Stati Uniti, e soprattutto essere competitivo. Voglio migliorare il tredicesimo posto ottenuto due anni fa in Giappone» Sarai in gara il 2 febbraio nel Moguls e tre giorni dopo nel Dual Moguls. Un'ultima cosa: il freestyle fatica a trovare spazio e i praticanti restano pochini. «Proprio per questo continuerò a lavorare per insegnare la disciplina ai giovani. Organizzeremo anche un tour riservato ai bambini. Sicuramente non è un'impresa facile, perché pochi vogliono scommettere sul freestyle».

   *Sebastian Colloredo vuole di più. Perché sa bene che non può accontentarsi di conquistare l'accesso al salto di finale. Nella passata stagione, se si esclude la tre giorni svizzera di Engelberg (con tre piazzamenti fra il 14. e il 17. posto), il ventitreenne delle Fiamme Gialle nove volte ha superato il primo salto ma non mai fatto meglio della ventunesima posizione. Poco, troppo poco per un talento vero quale lui è. «Non è stata una splendida estate per me – dice il tarvisiano, vincitore degli ultimi undici titoli italiani fra trampolino piccolo e grande -. Nel Grand Prix estivo non abbiamo raccolto ciò che speravamo, anche se devo ammette che le nostre speranze sono sempre moltissime. Abbiamo lavorato bene, però il livello tecnico-atletico è stato inferiore rispetto alle mie aspettative. Però ritengo che con le prime gare tutto si risolverà». La Coppa del Mondo parte venerdì 26 da Kuusamo (Finlandia) con le qualificazioni per la prova individuale della successiva domenica, mentre sabato 27 è in programma la prova a squadre. «Attendo con impazienza questo appuntamento, perché ovviamente io punto alla stagione invernale. Il Grand Prix è interessante, ma resta un ottimo allenamento, nulla più. Ora è il momento di darci dentro, poi vedremo cosa succederà». Sei fiducioso? «Sì. Non potrei non esserlo, perché abbiamo fatto e stiamo facendo tutto ciò che è necessario per essere competitivi. Ci dobbiamo credere, perché altrimenti potremmo starcene tranquillamente a casa». Cosa ti aspetti dai Mondiali nel tempio di Holmenkollen? «E' chiaro che si tratta dell'obiettivo primario della stagione, ma io non penso se devo fare bene una gara piuttosto che un'altra: l'unico mio pensiero è "cosa devo fare e come devo lavorare per raggiungere il mio obiettivo"». Le date di Oslo: 25 febbraio prova femminile (con l'altra tarvisiana Roberta D'Agostina possibile protagonista), il 26 il trampolino piccolo, il 27 la prova a squadre sempre sull'HS106, il 3 marzo il trampolino HS134, il 5 chiusura con la prova a squadre sul grande. Per quanto riguarda la Coppa del Mondo, non ci saranno gare in Italia e ancora una volta l'appuntamento più vicino al Friuli sarà quello di fine stagione (17-20 marzo) a Planica, con le prove sull'HS215.

   *Andrea Morassi non vuole rimanere l'eterno incompiuto. Sa bene che quel terzo posto ottenuto ormai quasi quattro anni fa nella tappa di Coppa del Mondo di Oberstdorf, pur splendido, è ormai lontano ed il fatto che si tratti dell'unico piazzamento nei dieci in carriera non rende merito alle qualità del Forestale di Ravascletto. «In estate ho fatto una buonissima preparazione – spiega -. Sono migliorato molto, effettuando ottimi salti con una buona continuità. Nel Grand Prix estivo ho capito di poter anche essere da primi dieci, ma poi in gara non sono mai riuscito ad esprimermi al meglio. Conto di farlo in Coppa del Mondo». Una buona notizia è l'aumento delle tappe dedicate ai "Voli", ben quattro. «Già. Io sono a mio agio oltre quando l'HS supera i 200 e quindi conto di ottenere qualche buon risultato». I saltatori hanno il vantaggio di avere sempre un grande appuntamento oltre a Olimpiadi o Mondiali. «Certo, la "Tournee dei 4 Trampolini". Ci terrei molto a fare bene, così come a Holmekollen, naturalmente, anche se qualche mese fa, nelle premondiali, non ho trovato un buon feeling con il trampolino». E la mancanza di continuità? «Purtroppo è un mio limite. Raramente riesco a mantenere la concentrazione per due salti consecutivi. Però sono consapevole che se risolvo questo problema posso fare bei "garoni"».

   *Diciamolo chiaramente: assieme al campione olimpico di slalom Giuliano Razzoli, Alessandro Pittin è l'azzurro degli sport invernali più atteso della stagione. Lo straordinario bronzo conquistato a Vancouver ha proiettato il talentissimo di Cercivento in una dimensione inimmaginabile per una disciplina che fino all'exploit di febbraio era sconosciuta ai più in Italia. Infatti, grazie anche al lavoro di chi cura la sua immagine (e pure questa è una notizia), nei mesi scorsi Alessandro è stato visto in diverse trasmissioni televisive nazionali, sportive e non, a conferma che il ragazzo è ormai un personaggio vero. «Sicuramente la medaglia olimpica mi ha dato tanta motivazione e fiducia in più nei miei mezzi – dice Pittin -. Ora anche l'approccio alle gare sarà diverso e la preparazione effettuata in estate e in autunno mi ha soddisfatto. Mi sento quindi pronto per la nuova stagione». Che sarà meno intensa rispetto al passato. «Già, ci saranno meno gare di Coppa del Mondo (sette tappe anziché undici, ndr). perciò sarà importante partire bene sin dall'ultimo week-end di novembre a Kuopio, in Finlandia». Più di qualcuno sostiene che puoi vincere già in questa stagione la classifica assoluta. E' troppo presto? «No, non è il mio obiettivo. Nel senso che voglio soprattutto far bene ed essere in piena forma fra fine febbraio e inizio marzo in occasione dei Mondiali di Holmenkollen, anche se la concorrenza non manca». Gli ultimi mesi sono stati i più intensi della tua vita. Sei comunque riuscito a rimanere concentrato? «In effetti il periodo postolimpico non è stato facile, perchè chiaramente non avevo mai fatto nulla del genere e mi riferisco in particolare ai passaggi televisisi. Quindi per un po' sono state assente. Ma da giugno, appena ripresi gli allenamenti con la nazionale, ho ritrovato subito la concentrazione». Grazie a te la combinata nordica ha acquisito maggior popolarità a livello nazionale. Anche questa è una bella soddisfazione. «Certo. Sono contento, perché in Italia non c'è mai stata una particolare tradizione per la nostra disciplina e perciò spetta alla nostra squadra il compito di sfruttare il momento favorevole. Sarà importante conquistare altri risultati importanti e sono certo che anche i miei compagni li otterranno».

   *«I successi di Alessandro Pittin sono manna del cielo per tutta la squadra. Nessuna invidia, anzi». Giuseppe Michielli sfodera il consueto sorriso, sincero, parlando del suo compagno di nazionale in combinata nordica. I due sono grandi amici, ma in generale gli azzurri della specialità formano un gruppo molto affiatato. «La medaglia di Vancouver ha fatto bene all'intero movimento – insiste il venticinquenne poliziotto di Tarvisio -. Adesso in Italia molte più persone sanno che cos'è la combinata e anche la federazione ci segue con più attenzione». Del resto l'Italia è soprattutto ma non solo Pittin. Michielli, infatti, potenzialmente è in grado di conquistare sempre un posto nei 15, anche se continua a pagare troppo dal trampolino. «In effetti devo trovare la continuità ad alto livello. Nella passata stagione ho fatto qualche buona gara, diciamo una ogni tanto, e questo non basta. C'è bisogno di molto di più per puntare in alto, anche al podio, perché no». Il mirino è già puntato sui Mondiali. «In Norvegia ci saranno quattro gare, due individuali e due a squadre, e spero di ottenere buoni piazzamenti». Cosa significa gareggiare a Holmenkollen, il tempio dello sci nordico? «Farei un esempio calcistico: è come giocare nello stadio di Wembley o al Santiago Bernabeu. Si vivono, quindi, emozioni particolari». (di Bruno Tavosanis, dal Gazzettino

 

PS. In Coppa del Mondo ci sarà naturalmente anche Lucia Mazzotti, discesista di Fusine.