Tolmezzo: caso Condello, dubbi sulla pena slitta il patteggiamento

di Guido Surza dal MV di oggi.

Forse 3 anni 8 mesi di reclusione sono troppo pochi per mettere la “lapide” a un patteggiamento tombale per quella sfilza di reati, resi ancor più gravi dal fatto che a commetterli sia stato un luogotenente dei carabinieri che comandava un Nucleo operativo. E così ieri il giudice ha deciso di chiedere una memoria ad accusa e difesa, una sorta di integrazione per spiegare come le parti siano arrivate al calcolo d’una pena finale di quel tipo. I dubbi sulla pena concordata da Pm e avvocato per Demetrio Condello, l’ex comandante del Norm di Tolmezzo, arrestato il 2 agosto dell’anno scorso e ancora ai domiciliari, sono venuti al dottor Fabio Luongo, ieri nelle vesti di Giudice per l’udienza preliminare in quanto i due Gip di Tolmezzo risultavano entrambi incompatibili per questo procedimento. L’udienza si è addirittura celebrata nella stanza del giudice, presenti solo il procuratore Giancarlo Buonocore, l’avvocato difensore Davide Zignani e il cancelliere, ed è durata una decina di minuti. Le parti si ritroveranno fra un mese, quando il giudice deciderà se accogliere o rigettare un patteggiamento che potrebbe consentire a Condello di non andare in carcere, potendo chiedere l’affidamento in prova. Sono una decina le pagine che sintetizzano il capo d’accusa di Condello, suddivise in sei punti che a loro volta inquadrano i diversi episodi. Frastagliato il ventaglio delle ipotesi di reato, che però ruotano tutte attorno a un teorema: Condello, in prevalenza in concorso con il brigadiere Giamblanco (per il quale c’è stato lo stralcio del procedimento), consegnava droga a un proprio confidente, ricavandone un “secondo stipendio” dalla vendita che quest’ultimo effettuava. Cocaina, hascisc, marijuana, sostanze che i carabinieri sequestravano in diverse operazioni antidroga, in prevalenza nell’ambito del Sunsplash Rototop al parco del Rivellino di Osoppo. Quindi accuse di peculato, concussione, omissione d’atti d’ufficio, violazione della pubblica custodia di cose, falso ideologico, calunnia e minaccia per costringere a commettere un reato. Il filo doppio che legava Condello a questo confidente (un cuoco del Gemonese) si spezzava il giorno dell’arresto del comandante, trovato con 4 mila 800 euro – precedentemente fotocopiati dalla polizia – che il confidente gli aveva consegnato. «Se fai uno scherzo noi ti ammazziamo», aveva detto Condello all’uomo. Dall’ottobre 2008 all’agosto 2010 sono una decina gli episodi di cessione dello stupefacente al confidente ricostruiti dall’accusa, che diventano dodici nel caso dei singoli episodi ricostruiti a posteriori dagli stessi carabinieri sui mancati depositi della droga sequestrata a persone indagate e del denaro trovato nella disponibilità degli stessi, oltre 4 mila euro. In totale, circa 700 grammi di hascisc, 46 di marijuana e 44 di cocaina, in parte trovati ancora sopra un armadio nell’ufficio di Condello e Giamblanco. Ora la procura e la difesa dovranno illustrare al giudice le ragioni del “trattamento” usato a Condello, al quale peraltro nel calcolo della pena concordata sono state concesse soltanto le attenuanti generiche (pur avendo collaborato e fornito alcuni nomi) con un aumento della pena nei limiti.