Tolmezzo: il calcio carnico ricorda Fabrizio Di Lena

dilena

di Marco Ceci

Sul rettangolo di gioco, il suo mondo, ha fatto impazzire generazioni di difensori ma a fermarlo, per sempre, ci ha pensato un male incurabile, portandoselo via a soli 57 anni. Si è spento ieri mattina, poco dopo le 7, all’ospedale civile di Gorizia, dove era ricoverato dallo scorso 7 aprile, Fabrizio Dilena, per tutti uno dei più grandi talenti espressi dal calcio isontino, ma molto noto in tutta la Carnia per aver vestito la maglia del Tolmezzo e dell’Udinese . Infermiere di professione (per una ventina d’anni ha svolto servizio al "San Giusto" di Gorizia) sin da bambino aveva fatto sognare un intero paese, Mossa, mettendo in mostra doti fuori dal comune. Un talento nato in casa, come succedeva una volta, quando già a 4 anni riusciva a incantare il fratello Flavio, anche lui calciatore, palleggiando con una pallina da tennis. <br />
«Avevo 2 o 3 anni ma quel ricordo mi resterà per sempre impresso nella memoria – racconta Flavio-. Palleggiava con le palline da tennis, con le arance, anche con i calzetti, che raggomitolavamo uno dentro l’altro. Quando si presentò ai primi allenamenti con le giovanili del Mossa sapeva già stoppare, dribblare, tirare: era nato per il calcio».
Troppo forte per non richiamare sul gioiello di Mossa i grandi club italiani: prima la Roma, che a 14 anni lo fece prelevare dalla “satellite” Tevere Roma, poi la Juventus. Nato il 2 gennaio 1953, Fabrizio Dilena è sbocciato calcisticamente nelle giovanili del Mossa. Per lui la trafila con la maglia biancazzurra è durata fino al primo anno di allievi, quando, a 15 anni, lo prelevò la Tevere Roma, allora società satellite di riferimento dell’As Roma.
A 17 anni gli mise gli occhi addosso la Juventus, ma l’esperienza con la Vecchia signora durò soltanto pochi mesi e tornò (in novembre) a Mossa, allora in Eccellenza. Era la stagione 1970/71 e con i biancazzurri centrò il secondo posto, alle spalle della Pro Gorizia.
Una stagione che gli valse l’interesse dell’Udinese, che lo acquistò per giocare nella Beretti. L’allora tecnico della prima squadra, Comuzzi, lo notò subito e Dilena collezionò anche quattro presenze con la prima squadra, allora in serie C.
L’esplosione del talento isontino che tutti attendevano non arrivò e l’anno successivo passò alla Pro Tolmezzo, dove, sotto la guida del tecnico Bepi Clozza, che lo volle fortemente, contribuì a far diventare quella carnica la società dilettantistica di riferimento del panorama calcistico regionale.
«Quando era a Roma – ricorda l’amico Carlo Princi, oggi dirigente del Medea – in paese arrivavano in qualche modo i quotidiani della capitale. Non era solo la stella del Tevere Roma ma anche dell’allora rappresentativa allievi del Lazio. Ricordo che quando ci incontravamo all’oratorio di Mossa Fabrizio mi parlava di un certo D’Amico (Vincenzo D’Amico, centrocampista poi campione d’Italia con la Lazio nel 1974) che giocava con lui. Diceva che era forte ma sui giornali le lodi erano tutte per Dilena». Fabrizio Dilena lascia nel lutto il fratello Flavio, la sorella Manuela, la moglie Luciana e tre figli: Davide, Susan e Sharon. I funerali saranno celebrati lunedì, alle 14, nella Chiesa di Mossa.

7 Risposte a “Tolmezzo: il calcio carnico ricorda Fabrizio Di Lena”

  1. Conoscevo fabrizio, era una persona molto gentile e solare,sempre con il sorriso.addio fabrizio!

    barbiero giovanni  caldiero (VR)

  2. eravamo amici di infanzia , di paese , e ad un certo punto  Lui partì per Roma, ogni tanto ritornava in paese e con lui le novità  della Grande città, la moda (pantaloni di Frustain) i dischi ( paranoid, je tame ma no plus) e con noi suoi amici stava a giocare finchè  a malincuore si doveva staccare per ritornare a Roma prima e poi Torino (Juventus ). Destino volle che io debuttai nel giornalismo sportivo proprio la domenica che Lui indossò la maglia del Mossa contro la  blasonata Pro Gorizia, e  ci ritrovammo oltre che amici anche su  diverse postizionii : io che scrivevo delle sue gesta. Beh scrivere delle sue gesta era sublime, sempre a dover far quadrare lo spazio della cronaca della partita e potersi dilettare a trovare uno spiraglio  in cui raccontare il suo stop, il suo dribbling e altre  delizie di cui i lettori andavano ghiotti. Quando durante la partita prendevo appunti di una sua giocata , sempre più occhi a guardare  sul mio taccuino  cosa  l'indomani avrebbero letto sul giornale, a confermare che ciò che vedevano era realtà. Chi mi diceva "scrivi così ,  racconta di stò stop, descrvi  il dribbling , ecc", tanto che ero assalito e per poter scrivere in pace ero costretto a stare  lontano … un terzino del Tisana , dopo che lo aveva marcato  si è trovato con la sua tripletta sul gozzo e  prima di esser ancora saltato, ovviamente in  tunnel, si è preso il pallone in mano, ha fermato il gioco , ha salutato arbitro e Fabrizio e si è autoespulso. Feresin Franco

  3. lunedì alle 14 ci sarà il Funerale e mi attendo una marea di gente. Oggi girando in paese e paesi vicini , viva era l'emozione di dover dire addio a
    IL PIEDE SINISTRO .Ha rappresentato ciò che la mente umana non poteva immaginare . Grande GEBO

  4. no jerin propriamenti amis tal ver sens da peraula ma compains di Clas e di clas (ancja se lui no le mai vignut a nissuna zena nè da l'Una nè da l'altra); e il me poc interes pal balon mi à fat piardilu di vista dopo li elementars. Ma ricuardi che a scuela, quant che duc dovevin lej un toc dal giornal lui tirava fur simpri, unic fra duc, un articul da Gazeta Sportiva. E mi à fat ancje inamorà di Rivera ancje se in veritat no mi interesave nuje.
    Ma incontrat pos ains fa, quant che a un conoscent comun vin diti "….eehh sin duci doi dal '53…." al ja comentat :"eehh….a fos mior ca fosin dal '73….".
    Par chist, sicome prime le lat il Mokar e dopo ses lat tu…..ciau GEBO
    mef
    PS. ciò Franco ….ma lè vere che dal terzin????

  5. caro mef primo, che dal terzin le una storia verissima, e se saresistu vignùt a viodj qualchi partida sul cjamp vecio quant ca Lui zuiava pal Mossa, varesistu viodut se che jaj scritt. Ma siccome tu jeristu simpri impegnat a sunà l'organetto in glesia, ecco che si sestu piardut chel che cumò torni a scrivi:  jera il secont timp di Mossa-Tisana e il Gebo veva za fatt 3 gol, veva fatt diventà mass ducs chei ca lu marcavin , ..beh mancjavin 20 minus alla fin e a metàt cjamp il Bogo veva la balla taj piss e inveza di la avant le tornàt in daur par dagila al Gebo  e si le mittut a cjalalu par viodi se che inventava, ecco allora che il Terzin dal Tisana ja sberlàt "VONDAA, VONDAA…." e ancjamò alch altri  che di lontan no si sintiva, dopo jà da sol fermat il zuk , cjapàt il ballon in man, datigi la man al Gebo  e làt fur dal cjamp da sol . Ricuardi che il so allenador  gi jà ditt di tornà in cjamp, ma il Terzin cun pass sigur ja mormorat " va dentri tu , par me vondaa cussì, ….." , ma jera content parzè someava  iessisi finalmenti liberàt di un incubo e lava viars il spogliatoio disint simpri alk che dìsin gli Increduli, e moveva ancja il cjaf  zimut che fasin gli Increduli. Cozzuta

  6. caro Cozzuta,
    ti ringrazi di ve contat la storie ancjamò una volta.Cumò mi displas, sigur, di no vè mai viodut zuià il Gebo ma resta simpri il rimpianto par qualchi roba ca no si ja fat. Però il fat ca jastu contat di niov chist episodio, ca samea tirat fur da un cine sula vita di Maradona o Pelè o Cruiff,  servis a falu coniosi a tanc letors che magari di chist no vevin mai sintut ciacarà. Mef

  7. fabrizio…gebo….poteva avere tanti nomi ma per me era soltanto papà…il papà migliore al mondo,sempre premuroso nei miei confronti,sempre con il sorriso in ogni situazione…gli ho voluto un gran bene e gliene vorro per sempre….oltre che un gran calciatore è stato un grande uomo un grande punto di riferimento….ti voglio bene papà

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