Udine: i genitori scrivono, inopportuno eliminare la seconda lingua nei licei scientifici

Una lunga lettera e 105 firme in calce. Nomi e cognomi di genitori ed educatori che protestano per l’eliminazione dello studio della seconda lingua nei licei scientifici. Prendono spunto, per scrivere, dalle notizie riguardanti il Marinelli, dove la seconda lingua straniera sarà attivata con fondi propri della scuola (senza cioè farla pagare alle famiglie, come per esempio accade al Copernico o allo Stellini), ma che comunque non farà media con i voti in pagella, nè contribuirà ad arricchire il curriculum dell’alunno.
 

«Siamo un gruppo di genitori ed educatori – si legge nella missiva – che ha letto con sorpresa, delusione, per non dire indignazione, l’articolo in merito all’eliminazione dello studio curricolare della lingua tedesca, francese e spagnola al liceo Marinelli. Ormai tutti sanno che, contrariamente al meschino, sbandierato aumento delle ore di lingue conseguente alla sua riforma, il ministro Gelmini ha di fatto abolito il bilinguismo nei licei italiani, operando l’ennesima violazione delle direttive europee in fatto di politica di sostegno alla diversità linguistica e ignorando completamente il rapporto Ocse per il 2010 che indica gli studenti italiani tra i meno cosmopoliti. Tuttavia per il corrente anno scolastico molti licei scientifici del nostro Paese, e in particolare della nostra regione di confine, hanno scelto di correggere per quanto possibile suddetto miope provvedimento: parte del monte ore annuale collegato all’autonomia è stato così destinato in alcune sezioni allo studio della seconda lingua comunitaria, sulla scorta di efficaci ex sperimentazioni. Appare chiaro che studiare una seconda lingua precocemente è più facile, efficace e ovviamente molto meno dispendioso economicamente che farlo da adulti e al di fuori della scuola. Perché mai i ragazzi più sensibili a queste sollecitazioni dovrebbero  perdere le competenze della seconda lingua comunitaria acquisite nel corso dei tre anni di scuola secondaria di primo grado?».
 

«Va detto infatti – concludono i genitori – che noi più attenti ai bisogni della società globalizzata, che richiede competenze sempre più elevate, guardiamo con preoccupazione a un appiattimento culturale che penalizzerà inesorabilmente i nostri figli rispetto ai colleghi europei. Sono sempre di più le aziende e imprese che si pongono come obiettivo strategico la possibilità di commerciare un prodotto o un servizio nella lingua madre del cliente. Ci auguriamo pertanto che le scuole della nostra città e della regione nel formulare l’offerta formativa anche in riferimento alla quota di autonomia, non dimentichino che la capacità di comunicare in varie lingue costituisce un investimento essenziale».