Carnia: per Legambiente incompleta la documentazione del progetto di Alpe Adria Energia per l’Elettrodotto


di Marco Lepre
presidente circolo Legambiente della Carnia
Tolmezzo

Quando si disputa una competizione sportiva è quasi inevitabile “fare il tifo” per uno dei contendenti. Se poi a gareggiare è un amico, una persona che ci è simpatica, la squadra “del cuore” o, meglio ancora, la nazionale, è più che probabile che questo “tifo” si faccia sentire con maggior forza ed enfasi, tanto più importante è ritenuta la posta in palio e tanto più impegnativa e contesa la sua conquista. Fin qui, tutto normale e tutto lecito. Se, però, accecati dalla “passione”, si comincia ad attribuire ingiustamente all’arbitro colpe ed errori non suoi  lo si intimidisce, si minacciano e insultano gli avversari e i loro tifosi… si commette un’invasione di campo, le cose cambiano decisamente aspetto, come le cronache purtroppo insegnano.
Ora, lasciando da parte le vicende prettamente sportive, c’è una sorta di partita che si trascina da qualche anno in Carnia e che vede in palio, da un lato, l’esigenza di alcuni industriali di commerciare energia elettrica con l’Austria, attraverso un nuovo elettrodotto aereo e, dall’altro, la necessità di tutelare dei beni preziosi e fondamentali, come l’ambiente e il paesaggio montano, da un possibile scempio.
Che gli industriali friulani, attraverso la loro organizzazione di categoria e i loro rappresentanti, facciano il “tifo” per i colleghi Pittini e Fantoni (ai quali si sarebbe aggiunta ultimamente la Burgo) è più che lecito e normale: rientra nelle forme di pressione che le varie organizzazioni esercitano nei confronti delle istituzioni e degli organi che sono chiamati a prendere delle decisioni. Può succedere, così, che qualcuno cerchi di enfatizzare la portata dei benefici derivanti dalla nuova opera, anche se in realtà, leggendo i documenti ufficiali redatti dagli stessi proponenti, si scopre che i vantaggi sul piano occupazionale saranno limitati a 40 operai, impegnati per un paio d’anni nei cantieri per la costruzione dell’elettrodotto, ai quali, nella fase successiva, si sostituirebbero 15 unità impegnate nella manutenzione e nell’esercizio della linea.
Fin qui, come s’è detto, tutto lecito e normale. Se però – come ha dichiarato recentemente Adriano Luci – si interviene pesantemente sulla questione, facendo intendere che bisogna finirla con le “perdite di tempo” e sollecitando le autorità responsabili degli adempimenti all’espletamento di tutte le pratiche “in tempi il più possibile ravvicinati”, si comincia sinceramente a delineare un quadro diverso da quello reale.
L’autorizzazione al progetto di Alpe Adria Energia è, infatti, attesa da anni e tuttora al vaglio delle commissioni tecniche della Regione e del ministero dell’Ambiente, non per colpa di qualche funzionario che ha poca voglia di lavorare o, peggio, è “in combutta” con gli ambientalisti, ma semplicemente per due evidenti motivi. Il primo è che nella definizione del progetto e nella scelta del tracciato dell’elettrodotto si è badato inizialmente solo all’individuazione del percorso più breve (e quindi più economico) tra Würmlach e Somplago, senza badare minimamente al territorio attraversato. La conseguenza è stata che una miriade di enti (e non solo di comitati o di privati cittadini) ha evidenziato con pareri autorevoli e con “osservazioni” le incompatibilità dell’opera, costringendo a successivi tentativi di aggiustamenti e modifiche, spesso complessi e non riusciti.
Il secondo motivo riguarda, invece, l’attualità e si riferisce alla mancata presentazione da parte di Alpe Adria Energia della documentazione richiesta ancora nel luglio del 2009 (quindici mesi fa!) dal ministero dell’Ambiente e dalla Regione. Tra questi atti “mancanti” ci sono i famosi “foto-inserimenti” che avrebbero dovuto rendere chiaro a tutti l’impatto sul paesaggio dei tralicci e della nuova linea elettrica una volta realizzata. Il motivo per cui si sta evitando di produrre delle immagini tutto sommato semplici da realizzare al computer è, a questo punto, abbastanza intuibile e lo stesso presidente Luci, se riflette un po’ e fa uno sforzo, potrebbe comprenderlo, a patto di non lasciarsi condizionare troppo dal “tifo” e finire per considerare – come ha fatto recentemente un amministratore tolmezzino – i “tralicci” quasi un motivo di richiamo turistico.

Se c’è qualcuno, quindi, che si deve “dare una mossa” in questa vicenda, è Alpe Adria Energia – che continua a presentare studi e tabelle in quantità, ma dimentica sempre le cose essenziali – e non i funzionari ministeriali che, a questo punto, avrebbero tutto il diritto di dire: «Tempo scaduto! Lasciateci occupare di cose più importanti».
Che dire, infine, dei messaggi “terroristici” e delle neanche tanto velate “minacce”, fatti circolare e rilanciati ad arte da politici condiscendenti o da persone ingenue? Secondo queste voci, la mancata realizzazione dell’elettrodotto aereo comporterebbe inevitabilmente la chiusura o il trasferimento all’estero di interi stabilimenti, con la perdita di 5.000 posti di lavoro, mentre i dipendenti che risiedono nei Comuni contrari all’opera sarebbero i primi a essere licenziati. Oltre che assurde, queste battute – che ricordano troppo quelle che si lanciano dagli spalti degli stadi di calcio – risultano anche offensive.

 

I politici regionali – in particolare quelli eletti in Carnia, che più che brillare per idee e progetti sembrano occupati a mediare improbabili “compensazioni” economiche sulla pelle del loro (e nostro) territorio – dovrebbero semplicemente riportare la discussione su un terreno di equilibrio e correttezza, ricordando agli industriali di Rivoli di Osoppo l’entità dei contributi pubblici che hanno ricevuto per poter insediarsi e crescere nel loro territorio grazie proprio alle leggi di incentivazione destinate ai territori montani della regione prima e all’intera area terremotata e sottosviluppata poi.