Udine: l’8 maggio 2010 presentazione del libro “Gli ultimi giorni di Eluana”

Libro Eluana

Amato De Monte · Cinzia Gori

presentano

GLI ULTIMI GIORNI

DI ELUANA

A cura di Elena Nave

Sabato 8 maggio 2010 – ore 20:30

Presso Sala Ajace – Palazzo D’Aronco

Piazza Libertà – Udine

Intervengono

Amato De Monte, Cinzia Gori

ed Elena Nave

autori del libro

Furio Honsell

Sindaco di Udine

Beppino Englaro

Marinella Chirico

Moderatrice della serata

Una risposta a “Udine: l’8 maggio 2010 presentazione del libro “Gli ultimi giorni di Eluana””

  1. aggiornamento del 07/05/2010

    Maura Delle Case dal MV

    Giudicare non serve:
    riflettiamo piuttosto
    su una situazione
    che potrebbe riguardare
    chiunque di noi»

    Udine. 3-9 febbraio 2009. Di quei giorni restano ricordi legati all’infuocato tam-tam mediatico, ai capannelli di gente in preghiera fuori de La Quiete, ai gesti senza ritorno scanditi con precisione assoluta da un protocollo, poi la fine. Giunta prima di quanto si aspettassero anche i medici, seguita dal silenzio, riconquistato a fatica, che si richiede dinanzi alla morte di una persona. Un silenzio calato come una coltre sul Paese, carico di domande pressanti eppure irrisolte sulla legittimità del caso Englaro, sulle questioni del fine vita e del testamento biologico, che ancora oggi attendono d’essere inquadrate in modo organico da una legge dello Stato. A oltre un anno dalla morte di Eluana è un libro a ripercorrere puntualmente i fatti e i momenti salienti di quella spinosa vicenda, scritto a quattro mani da Amato De Monte e Cinzia Gori, rispettivamente capo e infermiera coordinatrice dell’équipe medica che mise in atto il protocollo terapeutico disposto in decreto dalla Corte d’Appello di Milano.

    Il volume, edito dalla pordenonese Biblioteca dell’Immagine, in uscita oggi, sarà presentato domani alle 20.30 in sala Aiace dove, oltre agli autori, interverranno la curatrice Elena Nave, il sindaco di Udine, Furio Honsell, il padre di Eluana, Beppino Englaro, e la giornalista Marinella Chirico in veste di moderatrice. Perché rompere un silenzio faticosamente ritrovato dopo mesi di aspre polemiche l’abbiamo chiesto agli autori incontrandoli, giorni fa, nel loro studio udinese, in una sonnolenta mattina di festa. De Monte e sua moglie hanno ricostruito per noi quei giorni, come fanno nel libro, che alla vicenda Englaro consegna una nuova verginità, concentrandosi sui fatti e dribblando il tranello della replica alle accuse fine a se stessa.
    «L’idea è venuta a un mese dalla morte di Eluana – racconta De Monte –. Quando, dopo aver letto tante falsità e inesattezze, abbiamo ritenuto opportuno, se non doveroso, ristabilire la verità dei fatti e darne una spiegazione. Per gli altri, ma anche per noi stessi». A partire dall’inizio, da una telefonata del governatore Renzo Tondo a De Monte, che ricorda: «Mi chiese cosa pensassi del caso Englaro e io gli dissi che in condizioni socio-politiche favorevoli e in presenza di un preciso percorso giuridico ero favorevole all’attuazione del protocollo». Seguirono a ruota la conoscenza con Englaro e la prima visita a Eluana. «Fatta malvolentieri – rivela il medico friulano –, ma fondamentale perché appena entrato nella sua stanza mi accorsi che faticava a respirare, che la saliva le gorgogliava in bocca. Insomma, che le sue condizioni erano già seriamente compromesse». Poi il trasferimento a Udine, la sospensione di alimentazione e idratazione, la morte della giovane donna, giunta prima di quanto tutti si aspettassero. «E non stupisce – dice De Monte – perché tutti coloro che avevano parlato di Eluana non l’avevano mai vista, pur esprimendo diagnosi e stabilendo terapie. Un po’ come Sordi nel Medico della mutua, che visitava al telefono». Per De Monte furono giorni di fuoco, «costretto a operare sotto i riflettori, oggetto di controlli continui e dei più sgradevoli appellativi». «Furono giorni pieni, coinvolgenti, martellanti – ricorda –. Tanto da non lasciar tempo per alcuna analisi. Mi tenne in piedi la tensione, crollai solo dopo alcune settimane». Dopo aver portato a termine il protocollo e informato Englaro della morte della figlia con una breve ma intensa telefonata in marilenghe: «A je lade Bepino, tu le as liberade».
    La morte di Eluana ha coinciso con un ritorno al silenzio, specie sulle questioni, ancora aperte, del testamento biologico e del fine vita che tanto in quei giorni hanno infiammato Parlamento e opinione pubblica e che oggi, misteriosamente, sembrano invece non essere più in cima all’agenda di nessuno. Almeno fino al prossimo caso Eluana. In merito, De Monte ha le idee chiare: «Lo stato vegetativo permanente è il peggiore dei risultati della terapia intensiva e per questo sarebbe doveroso prevedere la possibilità che l’individuo dica la sua, se è favorevole o no a rimanere in quelle condizioni. Dopo un ragionevole periodo di tempo, dopo aver esplorato tutte le possibilità a disposizione della scienza medica e in presenza di precise indicazioni del paziente o dei suoi familiari le cure dovrebbero potersi sospendere». Si tratta della lezione che ereditiamo dal caso Eluana e dalla sentenza della corte milanese, un precedente che secondo molti all’orizzonte apre a un’altra questione scottante: l’eutanasia. Non secondo De Monte, che distingue con sicurezza: «La dolce morte richiede l’utilizzo di farmaci ed è un problema che non può essere discusso se non in relazione alla terapia del dolore poiché una persona malata, se trattata a dovere e garantita nelle sue possibilità relazionali, difficilmente chiede di morire. Altra cosa invece è lo stato vegetativo. In questo caso nulla può la medicina ed è quindi giusto che l’individuo decida liberamente per sé con una dichiarazione di volontà o con la nomina di un tutore».
    Elemento che è poi il messaggio ultimo del libro, come spiega, concludendo, Cinzia Gori: «Non perdiamo tempo a giudicare questa storia. Non serve a nulla. Cerchiamo piuttosto di capire che è opportuno per tutti riflettere sull’eventualità di trovarsi in una condizione simile a quella di Eluana, così da poter fare una scelta cosciente e consapevole. Oggi è toccata agli Englaro, domani potrebbe succedere a chiunque di noi».
     

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