Udine: l’urlo dei comuni montani, no alla cessione degli acquedotti locali


I sindaci dei tre comuni montani di Forni Avoltri, Ligosullo e Cercivento (Udine) e i coordinatori dei Comitati per la difesa dell'acqua sul territorio carnico hanno chiesto oggi un intervento della Regione per evitare di cedere a Carniacque Spa le reti idriche comunali e la gestione dell'acqua come e' stato loro ingiunto dall' Ato, Autorita' d'ambito Centrale Friuli. I primi cittadini e i comitati hanno fatto sentire la loro voce ieri a Udine  in una conferenza stampa alla quale erano presenti anche i consiglieri regionali Stefano Pustetto (Sel) ed Enore Picco (Lega Nord) oltre ai rappresentanti dei Codacons e del Cevi, Centro di volontariato internazionale. I sindaci hanno riferito, carte alla mano, che l'Ato ha chiesto ai tre Comuni e a quello di Tolmezzo di cedere la gestione della risorsa acqua a Carniacque Spa tramite una lettera ingiuntiva dai toni perentori. Gli amministratori si sono detti contrari perche' ritengono che con questo passaggio le bollette dei cittadini sarebbero destinate a triplicare, come gia' successo in altri comuni. ''Non si vuole riconoscere – ha commentato Pustetto – che la gestione dei comuni e' virtuosa e che l'acqua gestita dai comuni costa meno: una bolletta di 50 euro l'anno – ha precisato – contro i 170 euro delle bollette di Carniacque''. I consiglieri regionali presenteranno nei prossimi giorni al presidente della Regione, Renzo Tondo, due interrogazioni sul tema della gestione dell'acqua nel territorio montano.


Una risposta a “Udine: l’urlo dei comuni montani, no alla cessione degli acquedotti locali”

  1. aggiornamento del 17/02/2011

    Gino Grillo dal MV

    La gestione del ciclo idrico da parte dei Comuni è stata rivendicata ancora una volta ieri a Udine, nel palazzo della Regione, dai sindaci dei comuni carnici che non hanno inteso dare seguito all’aut aut dell’Ato e consegnare la gestione dell’acqua dei loro comuni a Carniacque. Dalla parte dei sindaci di Forni Avoltri, Manuele Ferrari, Cercivento, Dario De Alti, e Ligosullo, Giorgio Morocutti, anche i comitati e la Provincia.

    Tra quanti hanno sposato la battaglia per le gestione libera delle acque Franceschino Barazzutti, il Codacons e il Cevi e, come detto, la Provincia di Udine con il presidente Fontanini («L’acqua è una risorsa della montagna – ha detto Fontanini – ed è giusto che sia gestita nel territorio»). Presenti in aula anche alcuni parlamentari regionali che, in maniera traversale, hanno appoggiato le istanze dei tre sindaci che vogliono continuare a gestire le acque direttamente. I tre sindaci avevano ricevuto un ultimatum dal presidente dell’Ato Andrea Zuliani, nel quale li si invitava a consegnare la gestione delle acque, pena il commissariamento dell’ente comunale, a Carniacque entro il 15 febbraio. «Non abbiamo inteso aderire a questa richiesta – attacca De Alti – e siamo più intenzionati che mai a proseguire nella nostra lotta, visto che come amministratori dobbiamo portare avanti le istanze della nostra popolazione che non intende consegnare la gestione delle acque ad altri». Una battaglia che parte da lontano, che ha visto spedire al presidente Tondo oltre 3000 lettere in cui si chiede che l’acqua sia vista come un bene indisponibile pubblico e sia lasciata alla gestione pubblica e non privata, e che ha visto un primo successo da parte dei tre sindaci con il buon esito del loro ricorso avverso all’Ato decretato dal Tribunale superiore delle acque di Roma. Spetta ora alla Regione legiferare entro fine marzo. «Notiamo una assenza colpevole della Regione – ha attaccato De Alti – che non si capisce se non voglia o se non sappia legiferare in materia». «Qualora non lo sapesse, basta che copi le direttive stabilite dalla Provincia di Trento». I sindaci hanno richiamato «la necessità della revisione della Legge regionale relativa al servizio idrico, tenendo presente la specificità dei Comuni montani, riconosciuta da un decreto legislativo. Essendo la nostra una Regione autonoma a statuto speciale, si tratta di riconoscere a tutti i Comuni montani singoli e alle loro associazioni, indipendentemente dal numero degli abitanti, la facoltà di gestire direttamente il servizio idrico senza il preventivo assenso dell’Ato, come da tempo previsto dalla legislazione della Provincia autonoma di Trento, eliminando un costoso Ato e Carniacque Spa».
     

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