Udine: pugno di ferro con gli ultrà, stadio vietato per 5 anni


di CRISTIAN RIGO

 

Rischiano fino a sette anni di carcere gli ultrà dell’Udinese che hanno aggredito zio e nipotino tifosi del Napoli prima della partita tra bianconeri e partenopei di domenica scorsa. Al momento, la questura ne ha identificati quattro, tutti friulani e tutti denunciati a piede libero e già colpiti da Daspo, il divieto di accedere alla manifestazioni sportive. Tre di loro dovranno restare lontano dagli stadi per 5 anni, uno per 3
Stadio vietato anche a due tifosi che hanno esposto in curva Nord una maglietta con la scritta “Vesuvio bruciali tutti” e a un giovane colpevole di avere acceso un fumogeno ritenuto pericoloso. In totale, quindi, gli ultrà denunciati sono sette. E non è escluso che la lista possa ulteriormente allungarsi nei prossimi giorni. Le indagini, infatti, non sono concluse e la polizia sta continuando ad analizzare i filmati delle telecamere e anche ad ascoltare possibili testimoni per individuare tutti i responsabili dell’aggressione.
«Un’azione dolosa e non finalizzata soltanto a intimidire», ha precisato ieri il questore Antonio Tozzi che ha anche assicurato che non ci saranno sconti per nessuno. Nella ricostruzione della questura, infatti, gli ultrà si sono accaniti contro un’auto in borghese della polizia all’interno della quale – come si è riferito nei giorni scorsi – due agenti avevano fatto salire lo zio e il nipotino proprio per evitare contatti con i (pochi) tifosi violenti dell’Udinese che li avevano presi di mira. «La loro unica colpa – ha detto Tozzi – sarebbe quella di aver parcheggiato nel posto sbagliato “invadendo” con i colori del Napoli (il ragazzino aveva un cappello vistoso e lo zio una sciarpa) una zona, quella dietro la curva Nord, che gli ultrà considerano inviolabile. Ma non si trattava di un gruppo di supporters napoletani venuti per provocare: erano un adulto e un bambino da soli. Quando alcuni friulani li hanno presi di mira gli agenti sono intervenuti: avevano al collo una radio e tutti gli ultrà sanno che sono poliziotti, impossibile non riconoscerli così come era impossibile non capire che insieme a un adulto c’era un bambino. I poliziotti li hanno anche invitati a desistere parlando in friulano».
Il risultato? «Calci e pugni all’auto e il ferimento dei due agenti colpiti dai vetri rotti dei finestrini». Il che si traduce in un lungo elenco di accuse: violenza, minaccia, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento aggravato. Per il questore ce n’è abbastanza per mettere insieme 7 anni di reclusione. Ma per il momento gli ultrà sono liberi. Due di loro, entrambi con precedenti sempre per reati da stadio, non potranno assistere alle partite per i prossimi 5 anni e per 3 anni dovranno anche presentarsi a firmare in questura prima e dopo gli incontri dell’Udinese. Per gli altri il Daspo varia da uno a 5 anni senza obbligo di firma: i due che hanno esposto la maglietta sono stati denunciati per violazione della legge Mancino sull’odio razziale. Cinque dei sette ultrà ora nei guai risiedono a Udine, due in provincia, e hanno un’età compresa tra i 22 e i 37 anni. «Non abbiamo comunicato i loro nomi – ha concluso Tozzi – solo per rispetto nei confronti dei loro congiunti: una mano tesa nella speranza che il tifo torni sereno».