Udine: Staminali, apre un centro Friulano


C’è voluto un tempo che, parlando di applicazioni in campo scientifico, sembra eterno, cinque anni, ma finalmente, dall’inizio di luglio, l’idea vincitrice di Start cup e del premio nazionale Innovazione del 2004 inizierà a trovare realizzazione a Udine.
      Parliamo di Tor, che sta per Tissue and organ replacements.
      «L’obiettivo era quello di sviluppare delle procedure che consentissero di utilizzare come strumento terapeutico delle colture cellulari» chiarisce Francesco Curcio, docente della facoltà di Medicina friulana.
      Si è messo a punto un sistema per produrre in laboratorio, in maniera sicura e adatta alla terapia, dei piccoli frammenti di osso da colture di cellule staminali autologhe, cioè provenienti dallo stesso soggetto. Accando a ciò è stato ideato anche un prodotto per la diagnosi, sempre derivato dalla tecnologia delle colture cellulari.<br />
      Gli strumenti legislativi erano disponibili ma lenti. Soltanto a gennaio 2006 sono stati ottenuti 440 mila euro sulla base dell’articolo 11 della legge 297 del 1999. All’incirca la stessa cifra è stata ricevuta grazie alla legge regionale sull’innovazione, una somma decisiva per dare una struttura all’azienda.
      «Esisteva il problema di come governare un’azienda nata come spin off dell’Università – ricorda Curcio – . Intendevamo darle un’impronta quanto più possibile aderente al mondo reale dell’impresa e il fabbisogno per i due progetti era superiore ai fondi, così ci siamo mossi per cercare finanziatori istituzionali. A questo punto è nata una nuova società, "VivaBioCell", che è una Spa, della quale fanno parte Tor, fondo Alladin Friulia, Generali Horizon, Banca di Cividale e una società di finanziamento del Veneto».
      Anche per la sede il percorso non è stato breve. «Cividale ci sembrava un’ottima localizzazione, visto che è una cittadina centrale ed anche molto interessante dal punto di vista delle bellezze artistiche. Il Comune era interessato e anche la Banca ma i tempi si sono dilatati al punto da non essere più compatibili con le esigenze di una società che è in fase di avviare la produzione di alcuni componenti dei due progetti e ha bisogno di una sede definitiva».
      L’alternativa è stata individuata a Udine in locali che sono stati affittati in via del Cotonificio e si stanno allestendo.
      «La nostra strategia prevede che i frammenti di tessuto saranno prodotti direttamente nelle strutture dove viene fatto il trapianto, quindi noi non tratteremo materiale biologico» assicura ancora Curcio.
      In pratica si fornirà quindi un kit e lo know how per arrivare alla produzione del frammento, utilizzabile principalmente in caso di cure maxillofacciali.
      Le analisi di mercato mostrano che c’è una richiesta importante, e potranno inserirsi anche altri progetti in futuro sulla stessa falsariga, ma il professor Curcio è riluttante a comunicare le cifre contenute nel business plan che si articola su un quinquennio e che lui considera un po’ un "libro dei sogni". «Sono prodotti nuovi e i paragoni non sono semplici» rileva.
      Fondamentale comunque muoversi in fretta perchè la concorrenza comincia a esserci. Tra Stati Uniti ed Europa a occuparsi di temi simili (non lo stesso prodotto) sono ormai una trentina di aziende. «Nessuna ha ancora un prodotto sul mercato» aggiunge Curcio. Chi brucerà le altre poi godrà di un vantaggio difficile da recuperare.