UE: la legge regionale sulla famiglia nel mirino dell’Europa

In data 19 gennaio 2011, la Commissione europea – Direzione Affari Interni -Immigrazione e asilo –  ha  comunicato  di avere ufficialmente chiesto alle autorità italiane di trasmettere le loro osservazioni in merito ai possibili profili di incompatibilità della legge regionale del Friuli-Venezia Giulia n. 7/2010 ("Modifiche alle leggi regionali 20/2005 -Sistema educativo integrato dei servizi per la prima infanzia – e 11/2006 -Interventi regionali a sostegno della famiglia e della genitorialità-, disciplina della funzione di garante dell'infanzia e dell'adolescenza, integrazione e modifica alla legge regionale 15/1984 -Contributi per agevolare il funzionamento delle scuole materne non statali- e altre disposizioni in materia di politiche sociali e per l'accesso a interventi agevolativi"), meglio conosciuta come "legge sulla famiglia", con la direttiva europea n. 109/2003/CE sui cittadini di Paesi terzi soggiornanti di lungo periodo.

Detta normativa regionale  ha previsto l'introduzione di  nuovi interventi sociali sperimentali  volti ad offrire soluzioni abitative a favore delle nuove famiglie mediante la messa a disposizione di unità abitative in affitto ovvero mediante l'erogazione di prestazioni sociali volte ad anticipare i canoni di affitto o sostenere il pagamento dei canoni di locazione. Ugualmente, è stata prevista l'introduzione di una nuova prestazione sociale  consistente in appositi "voucher per l'accesso  a servizi e prestazioni destinate alle famiglie, da assegnare  nell'ambito delle politiche regionali per il lavoro", a sostegno del "reinserimento lavorativo dei genitori, a seguito di periodi destinati a impegni di cura e educazione dei figli".
La nuova normativa ha però introdotto un criterio generale  di priorità a favore dei nuclei familiari in cui almeno uno dei genitori sia residente in Italia da almeno otto anni, di cui uno in regione, per l'accesso ai  nuovi interventi e benefici sociali-
La sezione regionale dell' ASGI, Associazione studi giuridici sull'immigrazione, ha denunciato la normativa alla Commissione europea ritenendo che il criterio di priorità a favore dei nuclei familiari in cui almeno uno dei genitori sia residente in Italia da almeno otto anni costituisca una discriminazione indiretta vietata dal diritto europeo nei confronti dei cittadini di altri Paesi dell'Unione europea che hanno esercitato la libera circolazione e dei cittadini di Paesi terzi pure protetti dal principio di non discriminazione di cui ad altre fonti del diritto europeo.  Tra questi, i cittadini di Paesi terzi che hanno acquisito lo status di lungo soggiornanti ai sensi della normativa applicativa della direttiva europea n. 109/2003/CE e che, pertanto, risultano beneficiari della parità di trattamento in materia di prestazioni di assistenza sociale prevista dall'art. 11 della direttiva medesima, senza che le autorità nazionali possano derogarvi con riferimento alle prestazioni essenziali, tra cui quelle che riguardano l'assistenza parentale ovvero la funzione genitoriale. La Commissione europea  attende dunque ora la risposta delle autorità regionali del F.V.G. per poi decidere se avviare una procedura preliminare di infrazione del diritto europeo nei confronti dell'Italia per violazione degli obblighi comunitari.

4 Risposte a “UE: la legge regionale sulla famiglia nel mirino dell’Europa”

  1. Io non capisco una cosa. Sta COMMISSIONE EUROPEA è sempre pronta a far le pulci anche su cose apparentemente minime riguardanti leggi, leggine ecc. e loro incompatibilità con le direttive europee.

    Ma non sarebbe una buona volta, anche di sollevare l'incompatibilità e i conflitti di interessi che un capo di governo perpetua da anni, con il suo ruolo istituzionale in palese contrasto con quello di imprenditore proprietario dei maggiori canali televisivi e giornali vari? 

    Possibile che La Commissione europ. debba romperci le palle per le quote latte, e non prenda posizioni su cose ben peggiori?

  2. Io non capisco una cosa. Sta COMMISSIONE EUROPEA è sempre pronta a far le pulci anche su cose apparentemente minime riguardanti leggi, leggine ecc. e loro incompatibilità con le direttive europee.

    Ma non sarebbe una buona volta, anche di sollevare l'incompatibilità e i conflitti di interessi che un capo di governo perpetua da anni, con il suo ruolo istituzionale in palese contrasto con quello di imprenditore proprietario dei maggiori canali televisivi e giornali vari? 

    Possibile che La Commissione europ. debba romperci le palle per le quote latte, e non prenda posizioni su cose ben peggiori?

  3. Aggiornamento del 10/02/2011

    PAOLO MOSANGHINI dal MV di oggi

    La Corte Costituzionale boccia la legge sul welfare della Regione Fvg, che indica i requisiti per l’accesso ai servizi. Le disposizioni creano «discriminazioni». E l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) ha fatto sapere che «l’Ue ha messo sotto osservazione anche la legge regionale sulla famiglia» perché «il criterio preferenziale fondato sull’anzianità di residenza in Italia» potrebbe essere incompatibile con il divieto di discriminazioni.
     
    Welfare. La Corte ha dichiarato l’illegittimà costituzionale dell’articolo 4 della legge regionale 6 del 2006 modificato con la legge regionale 24 del 2009 dalla maggioranza di centrodestra. Il testo di legge, si legge nella sentenza, «introduce inequivocabilmente una preclusione destinata a discriminare tra i fruitori del sistema integrato dei servizi concernenti provvidenze sociali fornite dalla Regione i cittadini extracomunitari in quanto tali, nonchè i cittadini europei non residenti da almeno trentasei mesi». Allo stesso tempo, la Corte ha dichiarato l’inammissibilità della questione di legittimità costituzionale avanzata dal Governo solo in riferimento alla violazione dell’articolo 97 della Costituzione sul buon andamento della Pubblica amministrazione.
    Un provvedimento fortemente voluto dalla Lega nord. Il capogruppo Danilo Narduzzi replica: «Rimaniamo fermi nella nostra convinzione che vadano aiutati prima i cittadini residenti, soprattutto in tempi di crisi. Ribatteremo dal punto di vista giuridico la sentenza della Consulta». «La sentenza sarà esaminata, ma la nostra posizione è chiara: andiamo avanti. Non capisco – ha aggiunto Narduzzi – perchè in altre realtà, come a Bolzano, disposizioni legislative che introducono previsioni simili non incontrano ostacoli contrariamente a qui». Della questione, ha annunciato Narduzzi, «sarà investita la coalizione di maggioranza», formata da Lega, Pdl, Udc e Gruppo Misto, «che dovrebbe riunirsi martedì prossimo».
    Famiglia. L’Asgi ha denunciato la normativa sulla famiglia alla Commissione europea ritenendo che il criterio di priorità a favore dei nuclei familiari in cui almeno uno dei genitori sia residente in Italia da almeno otto anni costituisca una discriminazione indiretta vietata dal diritto europeo nei confronti dei cittadini di altri Paesi dell’Unione europea. La Commissione europea – ha reso noto l’Asgi – attende ora la risposta delle autorità regionali per poi decidere se avviare una procedura preliminare di infrazione. L’assessore regionale alla Famiglia Roberto Molinaro ha precisato: «Al momento non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione o richiesta di notizie da parte dell’Unione Europea sulla normativa regionale che disciplina gli interventi a sostegno della famiglia e della genitorialità. Tale legge, che innova alcuni istituti disciplinati dalla legge regionale 20 del 2005 (servizi per la prima infanzia) e dalla legge regionale 11 del 2006 (sostegno alla famiglia e alla genitorialità), non introduce alcun nuovo criterio di residenza per l’accesso alle prestazioni sociali, ma si limita a prevedere una priorità ai “residenti” solamente nei casi in cui l’accesso alle prestazioni avvenga tramite graduatoria e in essa figurino richiedenti che si trovano a parità di punteggio. Di fatto quindi si tratta di un mero criterio di precedenza peraltro non ancora applicato, né operativo».
    «È tuttavia il caso di ricordare – ha continuato Molinaro – che detto criterio di priorità non si applica a Carta famiglia, assegni di natalità, sostegno alle locazioni e agli interventi per le famiglie numerose, che sono regolati da altre norme e da specifici requisiti di residenza. In proposito – ha sottolineato l’assessore – ricordo che, a seguito delle ordinanze emesse dal Tribunale di Udine, la Regione ha avviato un approfondimento tecnico-giuridico per verificare la compatibilità di tali disposizioni con l’ordinamento nazionale e comunitario. Dall’esito di tale verifica discenderanno le eventuali decisioni di merito da parte dell’amministrazione regionale».
     

  4. Aggiornamento del 10/02/2011

    PAOLO MOSANGHINI dal MV di oggi

    La Corte Costituzionale boccia la legge sul welfare della Regione Fvg, che indica i requisiti per l’accesso ai servizi. Le disposizioni creano «discriminazioni». E l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) ha fatto sapere che «l’Ue ha messo sotto osservazione anche la legge regionale sulla famiglia» perché «il criterio preferenziale fondato sull’anzianità di residenza in Italia» potrebbe essere incompatibile con il divieto di discriminazioni.
     
    Welfare. La Corte ha dichiarato l’illegittimà costituzionale dell’articolo 4 della legge regionale 6 del 2006 modificato con la legge regionale 24 del 2009 dalla maggioranza di centrodestra. Il testo di legge, si legge nella sentenza, «introduce inequivocabilmente una preclusione destinata a discriminare tra i fruitori del sistema integrato dei servizi concernenti provvidenze sociali fornite dalla Regione i cittadini extracomunitari in quanto tali, nonchè i cittadini europei non residenti da almeno trentasei mesi». Allo stesso tempo, la Corte ha dichiarato l’inammissibilità della questione di legittimità costituzionale avanzata dal Governo solo in riferimento alla violazione dell’articolo 97 della Costituzione sul buon andamento della Pubblica amministrazione.
    Un provvedimento fortemente voluto dalla Lega nord. Il capogruppo Danilo Narduzzi replica: «Rimaniamo fermi nella nostra convinzione che vadano aiutati prima i cittadini residenti, soprattutto in tempi di crisi. Ribatteremo dal punto di vista giuridico la sentenza della Consulta». «La sentenza sarà esaminata, ma la nostra posizione è chiara: andiamo avanti. Non capisco – ha aggiunto Narduzzi – perchè in altre realtà, come a Bolzano, disposizioni legislative che introducono previsioni simili non incontrano ostacoli contrariamente a qui». Della questione, ha annunciato Narduzzi, «sarà investita la coalizione di maggioranza», formata da Lega, Pdl, Udc e Gruppo Misto, «che dovrebbe riunirsi martedì prossimo».
    Famiglia. L’Asgi ha denunciato la normativa sulla famiglia alla Commissione europea ritenendo che il criterio di priorità a favore dei nuclei familiari in cui almeno uno dei genitori sia residente in Italia da almeno otto anni costituisca una discriminazione indiretta vietata dal diritto europeo nei confronti dei cittadini di altri Paesi dell’Unione europea. La Commissione europea – ha reso noto l’Asgi – attende ora la risposta delle autorità regionali per poi decidere se avviare una procedura preliminare di infrazione. L’assessore regionale alla Famiglia Roberto Molinaro ha precisato: «Al momento non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione o richiesta di notizie da parte dell’Unione Europea sulla normativa regionale che disciplina gli interventi a sostegno della famiglia e della genitorialità. Tale legge, che innova alcuni istituti disciplinati dalla legge regionale 20 del 2005 (servizi per la prima infanzia) e dalla legge regionale 11 del 2006 (sostegno alla famiglia e alla genitorialità), non introduce alcun nuovo criterio di residenza per l’accesso alle prestazioni sociali, ma si limita a prevedere una priorità ai “residenti” solamente nei casi in cui l’accesso alle prestazioni avvenga tramite graduatoria e in essa figurino richiedenti che si trovano a parità di punteggio. Di fatto quindi si tratta di un mero criterio di precedenza peraltro non ancora applicato, né operativo».
    «È tuttavia il caso di ricordare – ha continuato Molinaro – che detto criterio di priorità non si applica a Carta famiglia, assegni di natalità, sostegno alle locazioni e agli interventi per le famiglie numerose, che sono regolati da altre norme e da specifici requisiti di residenza. In proposito – ha sottolineato l’assessore – ricordo che, a seguito delle ordinanze emesse dal Tribunale di Udine, la Regione ha avviato un approfondimento tecnico-giuridico per verificare la compatibilità di tali disposizioni con l’ordinamento nazionale e comunitario. Dall’esito di tale verifica discenderanno le eventuali decisioni di merito da parte dell’amministrazione regionale».
     

I commenti sono chiusi.