Val di Fassa: il ricordo di Nives Meroi per Fabio Baron e Diego Andreatta

”Una notizia tristissima, che mi ha lasciato sconvolta”: cosi’ Nives Meroi,ritenuta ”la piu’ grande alpinista italiana di tutti i tempi”,con 11 Ottomila gia’ conquistati, ha definito la tragedia di ieri sera in Alta Val di Fassa, in Trentino, dove due turisti friulani e quattro uomini del Soccorso alpino sono morti , mentre altri due sono rimasti feriti. Meroi, bergamasca trapiantata a Tarvisio (Udine), conosceva Fabio Baron e Diego Andreatta, i due turisti morti. ”Si’, li avevo incontrati – ha precisato, raggiunta telefonicamente dall’ANSA – perche’ facevano parte di un gruppo con il quale,nello scorso autunno, abbiamo diviso il servizio al campo base durante una spedizione al Manaslu, in Nepal. Non siamo, pero’,mai stati compagni di scalate abituali. Poi ci siamo ovviamente incontrati un paio di volte a bere un caffe’, a Tarvisio piuttosto che a Udine”.

Sei morti: e’ questo il bilanciodella valanga caduta ieri nell’Alta Valle di Fassa, in ValLasties vicino al gruppo del Sella. Quattro delle vittime eranouomini esperti del Soccorso alpino. Tra i soccorritori ci sonoanche due feriti. Erano giunti a quota 2.000 per recuperare dueturisti friulani che si erano avventurati con le racchette daneve ai piedi e che erano stati travolti da un’altra slavina. Ifriulani sono stati trovati morti stamattina. La squadra delSoccorso alpino di Trento, composta da sette persone tra guide eistruttori, era partita per la bonifica dell’area. Era giunta alrifugio Forcella, da dove era scesa, facendosi luce con lelampade frontali, verso la zona dove risultavano dispersi i due.Erano le 18 e proprio in quel punto era scesa la valanga. Ma unnuovo grande costone di neve li ha travolti. Uno solo di loro e’riuscito a liberarsi e a dare l’allarme. Il Presidente dellaRepubblica Giorgio Napolitano ha inviato un messaggio dicordoglio al governatore Trentino Lorenzo Dellai.

Una risposta a “Val di Fassa: il ricordo di Nives Meroi per Fabio Baron e Diego Andreatta”

  1. Aggiornamento del 28/12/2009

    Una notizia tristissima, che mi ha lasciato sconvolta»: così Nives Meroi, ritenuta «la più grande alpinista italiana di tutti i tempi», con 11 Ottomila già conquistati, ha definito la tragedia in Alta Val di Fassa dove hanno perso la vita due alpinisti friulani e quattro soccorritori trentini.
    Meroi, bergamasca trapiantata a Tarvisio, conosceva Fabio Baron e Diego Andreatta, i due udinesi che sono stati travolti da una valanga. «Sì, li avevo incontrati – ha precisato – perchè facevano parte di un gruppo con il quale, nello scorso autunno, abbiamo diviso il servizio al campo base durante una spedizione al Manaslu, in Nepal. Non siamo, però, mai stati compagni di scalate abituali. Poi ci siamo ovviamente incontrati un paio di volte a bere un caffè, a Tarvisio piuttosto che a Udine». Meroi conosce anche Sergio Valentini, uno dei due soccorritori rimasti feriti ieri sera sulle Dolomiti. «Con lui – ha spiegato – abbiamo diviso sempre i servizi al campo base nella spedizione all’Everest. Quando succedono queste tragedie – ha concluso – non si può che rimanere sconvolti. Fabio e Diego erano ragazzi molto giovani con tanto entusiasmo, cordiali e simpatici».
    Venerdì 3 ottobre 2008, Nives Meroi e il marito Romano Benet raggiunsero la vetta del loro undicesimo Ottomila insieme alla guida alpina tarvisiana Luca Vuerich. Per Nives Meroi, ricordiamo, quello fu un felice ritorno in Himalaya dopo l’infortunio (frattura di una gamba) patito sul Makalu. Invece, per i due giovani alpinisti udinesi, in pratica era la prima volta sulle montagne himalayane e anche se non poterono raggiungere gli 8.156 metri dell’ottava vetta della terra, si trattò di una esperienza molto positiva. «Diego non stava bene e non se la sentiva di portare l’attacco finale alla cima è così anche Fabio ha rinunciato alla vetta per stare con l’amico, ma entrambi sarebbero stati all’altezza di raggiungere l’obiettivo – ricorda Luciano Vuerich, il padre di Luca, un veterano dell’alpinismo tarvisiano che pure partecipò a quella spedizione -, ciò evidenzia – sottolinea – quanto erano uniti fra loro. C’eravamo trovati l’anno prima – aggiunge Luciano Vuerich -, al bivacco Mazzeni al rientro da una ascensione invernale allo Jof Fuart e fu allora che parlammo della spedizione in Himalaya, cosa che si concretizzo in poco più di un anno. Si prepararono meticolosamente assieme a noi. Pur essendo ancora molto giovani, infatti – ci tiene a precisare Luciano Vuerich -, Fabio e Diego erano buoni alpinisti e stando alle mie conoscenze dirette erano attenti anche a seguire quelle che sono le regole dell’andare in montagna in sicurezza. Avevano fatto grandi salite, anche invernali, pure nel gruppo del monte Bianco. Erano anche bravi nell’affrontare le scalate sulle cascata di ghiaccio, per cui, nel complesso avevano anche una buona esperienza alpinistica su ogni tipo di terreno».

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