Elettrodotto: Ciriani tenta la mediazione, le risposte dei Sindaci e di Carnia in Movimento (aggiornato)


Riportiamo nel continua a leggere, un'intervista rilasciata oggi al Gazzettino dall'Assessore Regionale all'energia ambiente e politiche per la montagna Luca Ciriani, in cui spiega il percorso che intende attuare per mediare sulla  questione elettrodotto. Una frase in particolare però, risulta dal punto di vista comunicativo particolarmente "ruvida": «serve un’assunzione di responsabilità. Altrimenti sarà difficile, dopo, spiegare perché la Carnia muore».

A seguire l'articolo del messaggero veneto che riporta le dichiarazioni dei Sindaci del 19/11/2010  in risposta a Ciriani e il comunicato stampa a firma di Garibaldi per Carnia in movimento sempre del 19/11/2010

 

 


dal Gazzettino

Maurizio Bait

Giovedì 18 Novembre 2010, 

TRIESTE – La situazione è complessa, ma alla fine la Regione dovrà dire sì all’elettrodotto che dall’Austria porterà energia a minor costo a Burgo, Fantoni e Ferriere Nord per difendere i posti di lavoro, già seriamente minacciati e in parte compromessi dalla crisi dei mercati.
      Il vice-presidente della Regione Luca Ciriani, che ha assunto le deleghe di Ambiente ed Energia, fa il punto su questa partita ma anche su quella, non meno delicata, dell’impianto di rigassificazione a Trieste.
      La questione dell’elettrodotto si sta facendo difficile. La protesta popolare carnica di sabato a Paluzza non era cosa da poco.
      «Non lo era, infatti. Alcuni sindaci sono contrari storicamente, altri invece lo stanno diventando perché considerano insufficienti le compensazioni da riconoscere al territorio».
      Dunque possiamo prevedere un parere negativo dai Comuni interessati.
      «È probabile, alla luce degli eventi. Non è un parere vincolante, ma ha un peso importante. In ogni caso noi dovremo fare sintesi e a nostra volta esprimere, come Regione, un parere al Governo nell’ambito della procedura nazionale di valutazione dell’impatto ambientale».
      E voi l’elettrodotto lo volete fare.
      «La verità è che sto cercando di mediare, gli interessi in gioco sono troppo evidenti».
      Cioè?
      «Penso ai 1.400 posti di lavoro assicurati da Burgo, Fantoni e Ferriere Nord. Se li perdiamo, sulla Pedemontana e in Carnia, dove andiamo a recuperarli?».
      La Fantoni, che ha per tradizione e codice genetico un buon rapporto con i dipendenti, ha dovuto annunciare 120 esuberi.
      «Lo ha fatto per assolute difficoltà di mercato. Ma certamente tutto ciò non aiuta».
      Traduciamo: i carnici dicono che pazienza dover sopportare i tralicci, ma almeno che i posti di lavoro restassero quelli che erano.
      «Questo è un ragionamento che si sta facendo fra la gente, è chiaro. Ma la difesa della competitività di queste imprese, lo ripeto, è troppo importante per tutti. Acquistare energia a minor prezzo è essenziale».
      Però se la Regione dice sì può rischiare un livello più elevato di scontro.
      «Serve un’assunzione di responsabilità. Altrimenti sarà difficile, dopo, spiegare perché la Carnia muore. So bene che le imprese non sono benefattrici dell’umanità, ma occorre compensare costi e benefici».
      L’altro fronte scoperto sta a Trieste e nel suo golfo: il rigassificatore.
      «Uno solo? Per la verità il Ministero dell’Ambiente ha fornito il via libera ambientale sia a quello di terra che a quello al largo di Grado».
      E si attende la valutazione del gasdotto sottomarino Trieste-Grado.
      «Già».
      Con un veto sloveno bello grosso.
      «Ognuno porta l’acqua al proprio mulino».
      Cioè al progetto tedesco di Capodistria?
      «Per esempio».
      Ma sia l’allora sottosegretario all’Ambiente Roberto Menia che il governatore Renzo Tondo hanno espresso un favore politico alla soluzione terrestre.
      «Sapete qual è il vero problema? Che nessuno dei due via libera ambientali arrivati da Roma tiene conto dell’eventuale, contestuale impatto dell’altro impianto. Chiaro che Trieste e il suo golfo non potrebbero sopportare due rigassificatori in così poco spazio».
      Più quello possibile di Capodistria, anche se Lubiana nega di prevederlo.
      «In ogni caso s’impone la scelta della politica per una soluzione singolare, sebbene la situazione politica nazionale non ci venga affatto incontro in questa fase».
      Alla fine l’ultima parola spetta al presidente della Regione, almeno per l’impianto di terra.
      «E infatti deciderà la Regione».
      Infine: l’opzione sul nuovo reattore nucleare di Krsko ha speranze effettive di successo?
      «I contatti sono gestiti direttamente dal presidente Tondo. È un’ottima possibilità per noi».
 
 


aggiornamento del 19/11/2010 di Gino Grillo dal MV

Levata di scudi contro l’elettrodotto aereo e in particolare contro chi parla di risorsa per la valle e di compensazioni per fior di milioni di euro, dopo le dichiarazioni della cordata interessata alla realizzazione. Dario De Alti, sindaco di Cercivento, contesta i dati della società proponente l’elettrodotto. «Le cifre parlano di 10 milioni 500 mila euro per compensazioni ambientali, dovute per legge, che nulla hanno a che fare con quello che pare essere un’elargizione al territorio da parte dei proponenti». Compensazioni, secondo De Alti, che non interessano, se non marginalmente, la Valle del But. «Queste compensazioni interessano quasi interamente i comuni di Tolmezzo e Cavazzo Carnico e non la Vallata del But dove l’impatto ambientale sarà, in caso di costruzione dei tralicci, più pesante». De Alti ribadisce il “no” anche dei colleghi della vallata. Gli fa eco il sindaco di Paluzza, Elia Vezzi, che ritiene irrisorie le compensazioni specie per il suo comune, «al limite dell’offensivo» dice, attacca «l’utilità pubblica del progetto, pechè è solo una merchand line» e ribadisce come «non si possa cercare condivisione a cose fatte, ma la condivisione avrebbe dovuto essere cercata sin dall’inizio del travagliato iter».
«Quello ambientale è un valore che è incommensurabile, senza prezzo – copntinua poi De Alti -. Si parla di dare ossigeno ad un’area produttiva di 5 mila persone: dove è la coerenza visto che oggi Fantoni sta già licenziando del personale? Si tratta di una merchant line che non darà benefici ai territori della Carnia e della pedemontana di Osoppo, ma solo ai proponenti, anche perché la nostra regione non è carente di energia elettrica».
De Alti rilancia la coalizione con l’Austria, «dove comitati e sindaci hanno solo ora preso coscienza del problema e hanno deciso di boicottare questo ecomostro. Sinora abbiamo solo le dichiarazioni dei proponenti che in Austria sarebbero contrari ad elettrodotti sotterranei, per nulla più impattanti, come sostiene Scaramuzza, di quelli aerei: Ci risulta che il progetto della Secab, interrato, condiviso dalle comunità della Valle del But e austriache, è già stato approvato, anche in Austria». Deciso a verificare di persona, con incontri con le controparti austriache sulle dichiarazioni di inammissibilità dell’elettrodotto interrato, De Alti sottolinea il conflitto di interessi che avrebbe uno dei soci di Alpe Adria Energy.
 

La vicenda pare destinata ad uno scontro frontale e si attendono le nuove mosse del comitato Carnia in movimento che con il suo leader Renato Garibaldi ha intenzione di portare la protesta nel capoluogo della Carnia, forte dell’appoggio della chiesa che con l’arciprete di Tolmezzo don Angelo Zanello ha invitato a evitare un discorso di mera compensazione per il danno subito, ma di guardare a una compartecipazione nelle scelte in modo tale che ci sia il rispetto reciproco delle parti.



Comunicato di Carnia in Movimento a firma di Renato Garibaldi

L’ASSESSORE ALL’ENERGIA DELLA CARINZIA DICE NO ALL’ELETTRODOTTO AEREO SMENTENDO LA GIUNTA TONDO
 

A leggere le dichiarazioni del gruppo Alpe Adria s.p.a. a proposito del progettato mostro elettrico Wurmlach-Somplago, la Carnia deve organizzarsi per elevare un monumento a Pittini e Fantoni, benemeriti del territorio carnico.
D’altra parte per loro la Carnia è una “zona montuosa, impervia e isolata, di svantaggiose condizioni climatiche caratterizzate da venti impetuosi e forte piovosità” (dalla relazione dei proponenti). Quindi in questa landa desolata può abitare solo un popolo selvaggio, chiaramente analfabeta, che parla una lingua incomprensibile, ostacolo alla civiltà.
Si sbagliano.
Siamo cresciuti, e a questa favola dei posti di lavoro, alla luce anche delle determinazioni della C.E. per evitare la concorrenza sleale (fabbriche vicine o lontane dai confini), non ci crediamo più.
Riguardo poi agli sbandierati vantaggi per il territorio, questi li vedono solo loro dai loro yacht al largo delle nostre montagne. Da qui, a noi, sembra una presa in giro.
Invece è certamente offensiva la dichiarazione che la linea da 87 piloni da 60 metri è un vantaggio per l’ambiente rispetto alla linea interrata.
Credevamo che l'eco dei duemila che sabato scorso hanno manifestato a Paluzza contro l'elettrodotto aereo Wurmlach-Somplago avesse chiarito, se c’erano ancora dubbi, cosa ne pensano le due Comunità (Carnia e Valle della Gail) in proposito.
Eppure qualcuno continua a far finta di non vedere e di non sentire: qualcuno come l'assessore regionale Ciriani e il capo progetto di Alpe Adria Energy S.p.a., l'ing. Fabrizio Scaramuzza. I due vanno ripetendo le stesse affermazioni e vanno sbandierando gli stessi ricatti occupazionali a cui i carnici, con voce unanime, hanno gridato "BASTA".
L'ingegner Scaramuzza afferma che la soluzione interrata non è praticabile perché in caso di guasto ci si troverebbe davanti alla necessità di “sventrare i boschi”, provocando un impatto ambientale più elevato rispetto a quello dell'elettrodotto aereo. Ma quale guasto? Ma a chi crede di parlare, a dei bambini dell’asilo?
La Comunità montana e la Regione nel 2006 avevano nominato due consulenti tecnici (entrambi professori universitari super partes) per esaminare le due soluzioni: aerea ed interrata. E loro si sono espressi in modo chiaro: la linea interrata è praticabile, costa solo molto di più.
L'ingegnere dimentica inoltre che la linea aerea comporterebbe una fascia disboscata di quaranta metri per tutta la lunghezza del tracciato.
Se l'elettrodotto interrato costa 3 volte in più (e non 6 o 7 come detto da loro) rispetto a quello aereo e il gruppo Pittini-Fantoni non ha abbastanza soldi per accettare la condizione sine qua non degli abitanti, sarà il caso che comincino a pensare ad una forma di investimento di altro tipo. L'elettrodotto aereo è e resta fuori discussione. 
All'assessore Ciriani, secondo il quale "senza l'elettrodotto la Carnia muore", suggeriamo di andare a ripassarsi la storia della nostra terra, così imparerà che gli interventi calati dall'alto hanno avuto come unica conseguenza l'emarginazione della montagna le cui ripercussioni sono sotto agli occhi di tutti. L'assessore dovrebbe chiedere scusa a tutti coloro che sono costretti ogni giorno a confrontarsi con la tentazione di trasferirsi o addirittura emigrare lottando con le unghie e con i denti per far valere i propri sforzi indirizzati alla creazione di tante piccole aziende locali che conferiscono un valore aggiunto al territorio senza danneggiare le risorse naturali per le quali la battaglia contro l'elettrodotto ha assunto valore etico oltre che simbolico.
Ma grazie a Dio oltre alla Carnia anche la Carinzia si sta mobilitando contro un’opera insensata che causerebbe un irreparabile danno all’ambiente ed al turismo locale, principale fonte di sviluppo per gli abitanti della Valle del Gail. Dopo la netta contrarietà espressa una settimana fa dal Sindaco di Kötschach-Mauthen e dai Sindaci dei Comuni limitrofi, arrivano le critiche al progetto del Vice-presidente della Regione della Carinzia Uwe Scheuch (fonte Kleinezeitung 16.11.2011) e oggi anche dell’assessore all’energia e all’ambiente Beate Prettner. Nell’intervista Scheuch si dice fortemente critico al progetto presentato dall’Alpe Adria Energy e sostiene che la possibilità più valida sarebbe quella di potenziare l’elettrodotto che passa per Tarvisio.
In pratica dice quello che da tempo vanno ripetendo Comitati e Sindaci della Valle del But. Se i nostri rappresentanti politici non ci sentono, vorrà dire che ci appelleremo a quelli della Carinzia che dimostrano di avere ancora il polso della loro gente.
Infatti ci stiamo preparando a manifestare di nuovo a sostegno della causa comune, questa volta in territorio austriaco, per dimostrare che questa pagina di storia, di unità, di fratellanza, non è affatto chiusa e si apre a nuovi, promettenti e  positivi sviluppi.
 
 

 
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