Friuli: “Sotsere” di Christian Canderan, il video inedito sul terremoto

di CHRISTIAN CANDERAN dal MV di oggi

Per un ragazzo nato nel 1978, dunque negli anni immediatamente successivi a una data storica definita semplicemente il teremòt dal 1976, significa appartenere ad una generazione che non ha vissuto e non ha visto, ma semplicemente sentito dire. Dunque una generazione colpevole di essere nata dopo. Sin dalla tenera età, la maggior parte dei racconti dei nonni e dei genitori erano incentrati sul teremòt , sulla vita in tenda, su svariati aneddoti riguardanti quei fatidici 57 secondi di maggio – e gli 11 di settembre, e ovviamente tutto quello che ci stava in mezzo –. C’erano anche altre storie, che riguardavano le mie montagne, la mia famiglia e le sue origini, l’emigrazione, la guerra, Primo Carnera e molto altro ancora. Tutte storie belle, affascinanti, oniriche, che facevano sognare un innocente bambino di un piccolo paese di montagna quale ero.<br />
Mi è sempre piaciuto ascoltare, soprattutto le persone più anziane. Fortunatamente, questa mia propensione esiste a tutt’oggi e si è rivelata fulcro essenziale della mia esistenza e della mia cultura personale. Ci sono stati gli studi, prima il liceo, poi l’università, ma a trentadue anni mi rendo conto che ciò che ho avuto la fortuna di imparare e conoscere è frutto per la maggior parte della cultura orale, che distingueva fino al secolo scorso la base portante del tramandare la storia, e che oggi purtroppo va scomparendo. Oggi si archivia tutto in file, perché non si ha tempo di ascoltare, perché il mondo viaggia troppo in fretta, e così si perde una delle cose più belle che contraddistinguono noi essere umani: il voler raccontare e il saper ascoltare.
Tornando a noi, quello che mi ha sempre colpito e che non sono riuscito a palpare e vivere personalmente (se non attraverso le fotografie dell’epoca) erano le sensazioni che trasparivano da qualsiasi persona che avesse vissuto il terremoto. Vedevo negli occhi di tutti coloro che mi parlavano dal teremòt, un attimo di sospensione temporale, uno strano luccichio negli occhi, quasi a rivivere per un momento quei secondi infernali che indubbiamente hanno segnato per sempre la loro esistenza.
Ho assorbito racconti di chi all’epoca aveva pochi anni – dunque si ricordava poco –, di adolescenti, di maggiorenni, di neo-sposi, neo-genitori, anziani che oramai non ci sono più. Ciò che rimaneva in me era, per ogni singola testimonianza, qualcosa che non riuscivo a comprendere fino in fondo.
Oggi ho la fortuna di fare un lavoro particolare, creativo, molto difficile, ma al tempo stesso estremamente gratificante, il regista.
Sono diversi anni che ho intrapreso questa attività, e la quasi totalità dei miei lavori è sempre stata incentrata sul mantenimento delle tradizioni della terra friulana, trattando argomenti come l’emigrazione, figure che hanno portato il Friuli nel Mondo, storie di vita locale.
Qualcuno mi chiede: « Perchè non sei andato a Roma, a lavorare dove si fa il vero cinema?». Io semplicemente rispondo : «C’è ancora tanto da raccontare in Friuli». Dunque questo lavoro che ho la fortuna di poter rendere visibile grazie al Messaggero Veneto, diviene pertanto un altro mio piccolo contributo alla storia della nostra terra.
È nato quasi per caso, grazie ad un amico (Cesare Serafino – presidente del Gruppo giovani pittori Spilimberghesi) che mi chiede di trasferire in digitale «un video sul teremòt» di un certo signor Ermes Giacomello di Spilimbergo, cineoperatore che negli anni Settanta realizzò vari documentari.
Visionate le immagini, mi sono reso immediatamente conto che sarebbe stato un vero peccato non divulgare questo significativo pezzo della nostra storia. Pertanto ho deciso di farlo rivivere, attraverso i testi del compianto Vittorino Meloni, allora direttore del Messaggero Veneto, testimonianza attiva e concreta di cosa significa fare giornalismo e informazione, e grazie alla voce di Piero Villotta, giornalista e voce storica della televisione, che immediatamente si è prestato per collaborare a questa iniziativa. Lo ringrazio di cuore.
Ritengo superfluo anticipare i contenuti del filmato, indubbiamente toccanti. Mi auguro di non turbare chi ha vissuto di persona la tragedia, chi ha perso uno o più famigliari in quelle notti tragiche. So benissimo che tutti noi vorremmo dimenticare qualsiasi fatto tragico che ci ha visto partecipi, ma è altresì doveroso ricordare, spendere qualche minuto di riflessione, non dimenticarci della nostra storia.
Mettiamoci qualche minuto in silenzio in memoria delle 989 persone che non ci sono più