Friuli: 2014, centenario della rivoluzione poetica di Giuseppe Ungaretti

__Il porto sepolto (1)

di Ermes Dorigo.

Il centenario della grande guerra rischia di mettere la sordina ad un altro, che con essa ha intrinseca attinenza: è del 1914 l’inizio della “rivoluzione poetica” di Ungaretti, il quale ha più di un rapporto con Udine e le zone del Carso, che troverà compiutezza ne Il Porto Sepolto del 1916, centenario che sarà sicuramente e adeguatamente celebrato.

Questa epocale rivoluzione poetica ungarettiana inizia, appunto, nel 1914 con alcune poesie scritte a Milano, pubblicate l’anno seguente sulla rivista Lacerba, e che entreranno nel 1919 in Allegria di naufragi nella prima sezione, che il poeta intitola Ultime, e in Prime, in mezzo Il Porto Sepolto, che chiudono la raccolta. Riporto alcuni esempi, ricordando che il poeta correggeva continuamente i testi, che Montale ironicamente definì «l’insieme degli stampini da lui rotti o buttati via» (Ad esempio, LEVANTE apparsa nel 1914 con il titolo LE SUPPLICHE, si componeva originariamente di 74 versi, divenuti – dopo il passaggio intermedio del 1919, che proponeva 50 versi ed il nuovo titolo NEBBIA – 24), purtroppo in successione lineare, anche se, come ben sa il lettore di Ungaretti, spazi semplici (/) o doppi (//), pieni e vuoti sono fondamentali a dare alle sue liriche un tono metafisico: ogni verso e ogni parola come stelle che brillano di luce propria e nello stesso tempo rimandano alle altre; luce nel silenzio oscuro del firmamento (della vita).

Due anni prima era morto Pascoli, che aveva ‘trasferito’ col suo particolare simbolismo la poesia italiana dall’’800 al ‘900 e dal provincialismo classicistico al simbolismo europeo. Ungaretti è più radicale, perché a Parigi nel 1912-14 frequenta e condivide le avanguardie, sia letterarie che artistiche (anche se, a ben vedere, ogni tanto, due suoi versicoli uniti formano un classico e tradizionale endecasillabo, arguzia del poeta come nei titoli delle sezioni sopra accennato). Nel 1914 inviando a Prezzolini la poesia PREGHIERA gli chiede: «Conosci un altro che in Italia sappia fare meglio di così?»:Quando mi desterò/ dal barbaglio della promiscuità/ in una limpida e attonita sfera// Quando il mio peso sarà leggero// Il naufragio concedimi Signore/ di quel giovane giorno al primo grido. Dello stesso anno, a conferma che la ‘rivoluzione’ va anticipata di due anni e che, quindi, giustamente possiamo accodarci alla grande guerra, crogiuolo di questa sua poesia, e celebrarne giustamente il centenario sono: ETERNO: Tra un fiore colto e l’altro donato/ l’inesprimibile nulla; NOIA: Anche questa notte passerà// Questa solitudine in giro/ titubante ombra dei fili tranviari/ sull’umido asfalto// Guardo le teste dei brumisti/ nel mezzo sonno/ tentennare. E mi fermo qui con l’esemplificazione.

Però le sorprese non finiscono qui! Il furlano, quando ci si mette, ragiona per ascissa e ordinata; Mi spiego: lo scrivente, allora direttore della Biblioteca di Tolmezzo si chiese perché, essendo Il Porto Sepolto stato pubblicato in 80 copie, non si potesse specularmene, correva l’anno 1996, celebrare gli 80 anni dell’opera con una edizione anastatica. Coinvolto, il direttore della ‘Joppi’ di Udine Romano Vecchiet accoglie entusiasta la proposta, però si presenta subito un problema: Il Porto Sepolto non si trova! Dopo frenetiche ricerche viene scoperto fascicolato in una miscellanea: con perizia la tipografia Il Segno lo ‘libererà’ ed ora ‘vive’ nella sua autonomia. Pensai, idea ben accolta, ad una cartella color carta zucchero: nella custodia di sinistra la parte curata dal professore Mario Barenghi col titolo Ottant’anni dopo (un suo ampio intervento e una piccola antologia dei primi giudizi di Papini, Prezzolini, ovviamente di Ettore Serra, editore dell’opera, e un ricordo del primo incontro con Serra dello stesso Ungaretti); in quella di destra Il Porto Sepolto. Ad indicare l’importanza di questa edizione seguiamo cosa scrive Barenghi: «La prima rarissima edizione del Porto Sepolto viene qui ristampata, su gentile concessione della casa editrice Mondadori, per iniziativa congiunta della Biblioteca Civica di Tolmezzo e della Biblioteca Civica “Vincenzo Joppi” di Udine, in 750 esemplari fuori commercio (il numero di copie ha una spiegazione semplice ed è legata sia alla diversa entità del finanziamento sia alla diversa grandezza delle due biblioteche: 500 a Udine, 250 a Tolmezzo). Per la riproduzione è stata utilizzata la copia di proprietà della stessa biblioteca udinese, mancan­te della copertina (che era graficamente omologa al frontespizio) e dei fogli di guardia, vidimata dalla Procura del Re in data 24 dicembre 1916 […] uno smilzo libretto: 48 pagine, 32 componimenti, meno di 6oo versi, per lo più brevi o brevissimi.

__Il porto sepolto (2)

Come conclusione vorrei chiarire ulteriormente – vanità mia – l’importanza di una ristampa anastatica: essa non mira a migliorare la conoscenza del testo quanto a ricollocare l’opera in un ambiente determinato. Nel caso di una prima edizione a rievocare, a ridestare (tra i significati del termine greco anàstasis c’è anche quello di “resurrezione”), a restituire con evidenza immediata il “luogo” – grafico, tipografico, e perciò culturale – in cui l’opera ha preso forma; è un po’ come una fotografia dell’autore. Ho scritto questo articolo senza nulla voler togliere, anzi, alle celebrazioni – convegni, pubblicazioni… – che dovranno ovviamente tenersi fra due anni a Udine e in nessuna altra città: l’Assessore alla cultura del Comune è… avvisato!