Gemona: pronto il piano d’emergenza in caso di sisma

di Maura Delle Case

Oltre trentaquattro anni sono passati dal sisma che il 6 maggio 1976 colpiva duramente il Friuli causando, nella sola Gemona, 400 vittime. Da allora la città pedemontana è stata ricostruita, ma non ha mai smesso, e non potrà farlo, di convivere con la consapevolezza che un evento simile potrebbe tornare

Una consapevolezza che ha spinto il Comune e la locale squadra di Protezione civile a mettere le mani avanti predisponendo un piano comunale delle aree di emergenza che il prossimo anno, in occasione del 35° anniversario del sisma, sarà presentato alla popolazione. Nel documento, che è stato redatto in via preliminare e andrà di conseguenza verificato ed eventualmente perfezionato a seguito di esercitazioni pratiche, sono individuate le aree di attesa e di ricovero per la popolazione, quelle di ammassamento dei soccorritori e le elisuperfici.
 

Se l’edilizia antisismica negli oltre 30 anni trascorsi dal terremoto in Friuli ha fatto passi da gigante, balzi in avanti li ha compiuti pure la protezione civile, nata sulle macerie del Friuli terremotato, che oggi in stretta collaborazione con il Comune punta ad organizzare la gestione dell’emergenza prima che questa si verifichi. Non senza, però, tenere in considerazione quello che il sisma di 34 anni fa ha insegnato.
«Il criterio di massima adottato per l’individuazione delle varie aree – spiega l’assessore alla protezione civile, Loris Cargnelutti – ha infatti tenuto conto di quelle già utilizzate nel ‘76 e che ancor oggi, per la loro posizione, accessibilità e contesto antropologico permettono di superare le fasi più critiche di una possibile emergenza».

 

«Il piano – prosegue l’assessore -, previsto dalla lr 64/1986 e dal Dgr 99/2008, tiene conto dei rischi del nostro territorio, che vanno dal sismico all’idrogeologico, dell’incendio boschivo a quello industriale, e di conseguenza ha individuato e schedato diverse aree della città: dodici sono destinate all’attesa, altrettante coperte e 13 scoperte al ricovero delle persone, una decina all’ammassamento dei soccorritori e altrettante ad elisuperfici». Ad ogni area è collegata una scheda tecnica, che tiene conto delle caratteristiche morfologiche del terreno, dell’accessibilità, dei collegamenti alle reti idriche, fognarie e di telefonia fissa e mobile.
«Oltre all’individuazione delle varie zone – precisa Cargnelutti -, che saranno principalmente utilizzate per il posizionamento di tende o roulotte, sono stati individuati edifici sia pubblici che privati definiti strategici per la loro tipologia costruttiva, come scuole e palestre, da utilizzarsi già nei primissimi momenti dell’emergenza».

 

Pronta la bozza, ora il piano dovrà essere “collaudato”, con approfonditi sopralluoghi, esercitazioni periodiche e incontri con la popolazione. «L’obiettivo – conclude Cargnelutti –, è anzitutto la salvaguardia della popolazione e quando possibile anche dei beni presenti nell’area».