New York: 42 anni dopo la Snaidero torna al Moma


di RENATO D’ARGENIO
È il 1968: il Moma di New York consacra la Snaidero «stratega della forma». Quarantadue anni dopo il Museo d’Arte Moderna più famoso al mondo torna a bussare alla porta della Spa di Majano per riproporre l’innovazione di quella cucina all’interno della mostra «Counter Space: Design and the Modern Kitchen», 300 pezzi da ogni parte del mondo. Aperta fino al 14 marzo 2011, l’esposizione esplora la trasformazione della cucina negli ultimi anni del ventesimo secolo.


 
Nel 1968 – prima di affidarsi alle firme di Gae Aulenti e Pininfarina – Rino Snaidero lasciò all’architetto Virgilio Forchiassin il compito di pensare «Spazio Vivo», una cucina che ha rappresentato il “sogno proibito” di tante donne nell’Italia del boom.<br />
Al Moma si parte dagli inizi del secolo, quando la cucina aveva una connotazione razionale come una “fabbrica” o un “laboratorio”, passando per gli anni Cinquanta, il periodo in cui il baricentro dei consumatori si sposta verso la “piacevolezza” della cucina, «come dimostrano i coloratissimi Tupperware degli anni Cinquanta o il collage del 1963 “Still life” di Tom Wesselmann». Ma la realtà della cucina non è soltanto quella immaginata dai designer, «l’elemento umano che la vive la carica alternativamente di nevrosi, frustazioni o di piacevolezze e socialità». Racconterà anche questo la mostra di New York attraverso fotografie, stampe, lavori multimediali e installazioni scultoree che evidenziano come la cucina abbia permeato anche la pratica artistica degli anni Sessanta. Proprio per raccontare questo periodo è stata scelta, oltre ad una Francoforte del ’68 – progettata dalla designer austriaca Margarete Schütte-Lihotzky –, la cucina Spazio Vivo di Snaidero, quale rappresentate delle cucine italiane. Counter Space mostra anche una grande varietà di innovazioni occorse durante il XX secolo: dispositivi a gas ed elettrici (come la teiera disegnata nel 1907 da Peter Behrens per AeG); il vetro resistente al calore e gli oggetti d’acciaio presentanti nel 1934 per l’esposizione Machine Art del MoMa; non mancano il cibo finto progettato per essere esposto nei ristoranti giapponesi negli anni Settanta. A questi oggetti si accompagnano opere di artisti quali Andy Warhol, Claes Oldenburg e Laurie Simmons.
«La presenza di Snaidero a questa esposizione testimonia ancora una volta, a livello internazionale, la grande tradizione del marchio, fatta di oltre 65 anni di esperienza, nella quale innovazione e design rappresentano i fattori distintivi di prodotti unici e immediatamente riconoscibili».
E la Snaidero sarà in ottima compagnia nel rappresentare la creatività italiana: oltre alla cucina Spazio Vivo, sono in mostra la Moka di Alfonso Bialetti del 1930; una pentola con coperchio in acciaio inossidabile del 1936 firmata da Adriano e Massimo Lagostina; le forbici trinciapollo in acciaio inossidabile del 1960, design Antonia Campi; l’aspirapolvere Spalter Electric del 1956 disegnato da Achille e Pier Giacomo Castiglioni; lo schiacciapatate Cocco del 1950; diversi oggetti disegnati negli anni Cinquanta da Gino Colombini; la collezione di pentole Center Line di Roberto Sambonet del 1964.