Udine: Don Larice vincitore della decima edizione del premio “Udine città della pace”


di Michela Zanutto

«Ascoltate i ragazzi». Questo il monito lanciato da don Davide Larice, vincitore della decima edizione del premio “Udine città della pace”. E alla serata, organizzata ieri dal club Unesco di Udine nella prestigiosa cornice del salone del Parlamento in castello, ha preso parte anche una nutrita delegazione di quei ragazzi tanto cari a don Larice. Era il 1973 quando il prete carnico decise di dedicare la propria pastorale ai ragazzi, cogliendo da subito un disagio di vita che a volte conduce su strade sbagliate  Dapprima ad Ampezzo e poi a Udine, don Davide accolse tossicodipendenti e alcolisti, per poi fondare nel 1975 il Centro solidarietà giovani. «Se devo guardare al senso del mio lavoro, sono soddisfatto – ha ammesso ieri il sacerdote – perché ho avuto ottimi risultati, ma anche gli insuccessi sono stati preziosi avendomi reso sempre più determinato. Dagli errori sono nate riflessioni tese a cercare vie inesplorate per affrontare nuove problematiche». E quando gli si chiede un consiglio da dare ai giovani, lui si rivolge alle famiglie: «Fate parlare i ragazzi, aprite con loro un tavolo di dialogo e discussione. Ascoltateli, aiutateli a positivizzare le loro energie. La trasgressione è un modo per esprimere il bisogno di affermazione, perché i giovani hanno bisogno di essere protagonisti. Invece li educhiamo solamente a essere passivi consumatori di beni materiali».<br />
Udine ha vissuto sulla propria pelle la guerra e l'Unesco ha deciso, istituendo il premio, di trasformare quei momenti bui in simbolo di pace. «Per costruire un mondo più giusto bisogna educare alla pace», ha spiegato Renata Capria D'Aronco, presidente del club Unesco. «E lo si fa iniziando dai giovani», le ha fatto eco Marialuisa Stringa, presidente della Federazione italiana di club e centri Unesco. «Ma in Italia, dal punto di vista dell'eguaglianza sociale, c'è molta strada da percorrere – ha ribattuto con toni partecipi l'onorevole Alfredo Arpaia, presidente nazionale della Lega italiana dei diritti dell'uomo – perché al momento non rispettiamo i diritti civili per quanto riguarda l'accoglienza dei richiedenti asilo politico né per le politiche criminalizzatrici dei clandestini».
Alla cerimonia hanno preso parte anche il prefetto, Ivo Salemme, e l'assessore alla cultura Luigi Reitani.