Zugliano: la 7a lettera dei preti di frontiera, Dio lontano da potere e apparati

di GIANPAOLO CARBONETTO

Ancora una volta – ed è la settima – dieci sacerdoti di questa regione hanno deciso di regalarci una lettera , con essa, l’occasione di non mortificare il Natale riducendolo a pura occasione gastronomica e consumistica, bensì di farci ritrovare lo spirito originario di una festa importantissima per chi crede, ma di grande significato anche per chi vive di dubbi.

Dopo aver dedicato la scorsa lettera al concetto di Dio, questa volta i dieci preti (Pierluigi Di Piazza, Mario Vatta, Antonio Santini, Franco Saccavini, Giacomo Tolot, Piergiorgio Rigolo, Alberto De Nadai, Andrea Bellavite, Luigi Fontanot, Albino Bizzotto) hanno deciso di incentrare la loro fatica sulla domanda «E voi, chi credete che io sia?»; cioè sulla figura di Gesù. E non l’hanno fatto semplicemente esponendo sentimenti, speranze, sofferenze, ragionamenti, ma seguendo rigorosamente un percorso tracciato da passi del Vangelo assunto quale bussola necessaria per avventurarsi nel complicato universo del cristianesimo senza paura di perdere la strada sbagliando davanti a scelte che hanno portato a una specie di politeismo in cui molti hanno creato una fede su misura per se stessi con la convinzione di essere nel giusto. Tutti questi castelli di credenze rischiano di sbriciolarsi se si legge il Vangelo con attenzione e coerenza perché si tratta di una lettura ancora sconcertante e provocante a quasi due millenni dalla sua scrittura.<br />
Al Centro Balducci per la presentazione della lettera, erano presenti sette dei dieci firmatari e ancora una volta dai loro discorsi sono emerse fede, convinzione, consapevolezza che molte delle cose dette e scritte possono essere considerate scomode. Ma anche decisione a non lasciarsi tentare dal peccato di omissione che può facilmente realizzarsi con un comodo silenzio.
Inultile ripercorrere l’intera, lunga lettera che trovate in forma integrale sia sul sito del Messaggero Veneto (http://messaggeroveneto.gelocal.it/), sia su quello del Centro Balducci (www.centrobalducci.org/), sia – sperabilmente – nelle chiese della regione. Più utile è sfruttare questo spazio mettendo a fuoco frasi stampate e parole successive.
Basilare, per esempio, è la parte dedicata al rapporto tra Gesù, il potere e il denaro. «Insegna con le sue parole e con le sue scelte – è scritto – che il potere nella società, nella politica e nella Chiesa deve essere inteso solo come servizio alle persone e al bene comune».
E altrettanto importante è il passo in cui si dice: «Partecipiamo con commozione alla sua vita quando parla, comunica, stringe le mani, accarezza, si sdegna e si arrabbia, mangia, è stanco e dorme, gode dell’amicizia e dell’ospitalità, piange per la morte dell’amico e gli scendono lacrime di tristezza di fronte alla città che non ha capito e ha rifiutato il messaggio di pace. (…) Lo sentiamo come amico profondamente vero, autenticamente umano come nessun altro, perché Egli continua ad incontrare tutte le persone nella loro umanità: sole, sposate, separate e divorziate, disabili, immigrate, omosessuali, carcerate, rinchiuse nei centri di identificazione ed espulsione – come a Gradisca di Isonzo – prostitute; persone attive e serene, angosciate e disperate, tutte con uguale accoglienza e comprensione».
Da qui sono poi uscite considerazioni di grande profondità da parte dei preti che – hanno detto – sono diversi l’uno dall’altro, ma trovano consonanza nella figura di Gesù.
Dai presenti, infatti, abbiamo tratto un quadro generale nel quale le diverse tessere si confondono, tanto che ci sembra assurdo separarle attribuendono la paternità all’uno, o all’altro. Si è sentito dire che dalla domanda che dà il titolo alla lettera «ci siamo lasciati attraversare e ci ha messo in una crisi dalla quale siamo usciti con l’esigenza di scrivere quello che ci suggerisce la nostra passione per la Chiesa» rendendosi anche conto che «Gesù è sempre stato tra la gente, non sopra la gente».
Si è ricordato che nel Vangelo non è scritto quel «agli uomini di buona volontà» che noi siamo abituati a recitare perché indurrebbe a divisioni tra quei “tutti” ai quali Gesù si rivolge, e ci si è interrogati perché nell’iconografia della morte di Cristo spariscono sempre i due ladroni ai quali egli si era rivolto.
Si è parlato a lungo sia della necessità di un Cristo consolatore che renda inutili i congegni di nascondimento che talvolta ci creiamo rinunciando alla nostra umanità, sia del fatto che «Dio è sceso sulla terra non per colpevolizzare, ma per aiutare, mentre noi spesso mettiamo paletti e verifiche alla libertà di accedere a questo dono divino. Diciamo: “Non son degno”, ma chi l’ha detto che sia così?, che dobbiamo essere tenuti tanto lontani dal Padre?».
Insomma, una lettera da leggere integralmente. E soprattutto da meditare con attenzione e partecipazione.

4 Risposte a “Zugliano: la 7a lettera dei preti di frontiera, Dio lontano da potere e apparati”

  1. mi sembra che qua ieri c'era un commento.Come mai oggi non c'è?
    Personalmente non concordo col commento ma mi dà molto più fastidio la censura!!!!!!!!!!!!!!!!
    Chi ha la coda di paglia??????????????????

  2. x il commento #1

    se i commenti sono costruttivi, sono sempre ben accetti. Se sono solo insulti genererici la responsabilità diventa del titolare del blog.

    Poi stai anche sbagliando indirizzo perchè i preti di cui parla il post (se mai l'avessi letto) sono l'esatto opposto di quello che intendi tu!
    .
    La coda di paglia ce l'ha chi non ha  il coraggio di firmarsi

    BlogdiAldoRossi

  3. capisco il tuo "timore" ma in questo caso se vuoi è stato eccessivo.
    La posizione oscurantisca che la chiesa cattolica ha avuto nel corso della storia non è un'offesa ma un dato di fatto.
    Ricorda che un papa nel XX secolo ha chiesto scusa a Gallileo per quanto gli era stato fatto da parte della chiesa 5 secolo prima…..
    Certo il pensiero in questiono era espreso in termini semplici, populoisti se vuoi, ma non certo offensivi.
    Forse era meglio spiegare all'autore chi sono quei preti di frontiera, che forse sono il meglio che la chiesa friulana e regionale possa esprimere in questo momento e comunque sono sempre a fianco degli ultimi……
    Così non hai fatto altro che una censura e hai radicalizzato tale opinione che comunque ribadisco non era un'offesa.
    Il dialogo,la discusione, il confronto è sempre e comunque una ricchezza.

  4. La maggioranza silenziosa é spesso fatta da gente anonima che prende l'occasione di dire quello che pensa quando gli si dà la possibilità. Se il padrone del blog non apprezza o ha paura di sentirsi responsabile deve cancellare il commento.Ma questo non vuol dire che il commento non era da considerare. Vuole solo dire che si continua a far credere che siamo in democrazia sebbene siamo censurati. Spero non offendo nessuno dicendo questo.

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